Da animale domestico a status symbol. Metamorfosi che porta a vivere l'animale con eccessiva leggerezza. Così si sfiora il maltrattamento.
BELLINZONA - Troppe adozioni di cani scriteriate nella Svizzera italiana. A lanciare l'allarme è Emanuele Besomi, presidente della Società protezione animali del Bellinzonese. A sud delle Alpi mediamente c'è un cane ogni 8-10 abitanti. «I cani vengono presi con troppa leggerezza – sostiene –. La gente li porta in casa e poi non li cura». Christopher Jackson, avvocato degli animali, commenta: «Questo fenomeno va arginato».
Il caso limite – È in questo contesto che si sviluppano anche situazioni ambigue. Come quella in un quartiere di Bellinzona dove un cane se ne sta tutto il giorno attaccato a una catena e ha poco spazio per muoversi. Abbaia e il vicinato se ne sta rendendo conto. Il caso è diventato oggetto di segnalazioni alla polizia comunale, al veterinario cantonale e alla stessa protezione animali. Per il momento tuttavia non ci sarebbero gli estremi per parlare di grave maltrattamento. Anche perché il cane risulta nutrito regolarmente.
«Zona grigia» – L'episodio diventa spunto per una riflessione più ampia. «Molti casi – dice Besomi – si trovano in una zona grigia. La legge federale sulla protezione animali è buona. Ma ci sono situazioni in cui i controlli si scontrano col rispetto della privacy dei detentori. Non puoi piazzare una telecamera e filmare una persona 24 ore su 24 per vedere se fa qualcosa di sbagliato».
«Difficile controllare» – Besomi prosegue la sua analisi: «Si può verificare che un cane mangi, beva e dorma in un ambiente consono. Si può parlare di spazi e metratura. Ma come si fa a provare se il padrone lo porta a spasso? Uno potrebbe dire che non ha tempo di giorno e allora lo porta in giro di notte».
Un cane per compensare le nostre lacune – Quello che appare certo è che si diventa padroni di un cane con sempre meno consapevolezza. «Il cane è diventato una specie di status symbol – riprende Besomi – che va a sopperire le capacità relazionali ed emotive dell'essere umano. È un trend: ci sono persone super impegnate che vanno ad acquistare un cane, per poi lasciarlo da solo tutto il giorno».
«Servono di nuovo i corsi» – Il numero di cani in Ticino si aggira attorno alle 34'500 unità. Se ne contano oltre mezzo milione in tutta la Svizzera. «Soprattutto in Ticino abbiamo una densità di cani altissima – puntualizza Besomi – che spesso fa rima con irresponsabilità e incapacità di accudire l'animale. La speranza è che, perlomeno su scala cantonale, ritornino i corsi obbligatori per i detentori di tutti i cani. È l'unico modo per responsabilizzare i proprietari. Devi conoscere cosa ti porti in casa e devi capire se fa per te. Anche a livello di costi».
«Animali dal territorio, non da internet» – L'avvocato Jackson è sulla stessa lunghezza d'onda. «I corsi possono rappresentare un deterrente per chi non è così convinto di avere il cane o lo prende per moda. Il consiglio poi è quello di adottare un cane proveniente dal territorio oppure tramite un’associazione seria e preparata. Non di andare a prenderlo su internet, importato dall'estero, solo perché costa meno».
«Rendersi conto dei doveri» – Jackson spiega le sue argomentazioni: «Prima di tutto il fatto di rivolgersi a qualcuno che conosce già la realtà locale rappresenta un filtro. Fa in modo che il futuro detentore si renda conto dei doveri che ha. Le associazioni serie, inoltre, prima di cedere un cane a un potenziale adottante, effettuano visite e colloqui pre-affido, valutando le vere motivazioni che spingono la persona ad adottare l’animale».
Mano sul cuore – Occhi bene aperti dunque. E mano sul cuore e sulla coscienza. Ancora Jackson: «Così non si rischia di portare in Ticino un animale che poi per ordine del veterinario cantonale finisce in isolamento per quattro mesi perché magari non ha fatto il vaccino contro la rabbia oppure perché il passaporto risulta falso. È ora di porre fine all'eccessiva leggerezza con cui ci si approccia ai cani».