Quattro chiacchiere fra yoga, mindfulness e zen con Yogingiulia, insegnante e “contronifluencer” luganese.
SAVOSA - Un amore che sboccia all'improvviso, in maniera del tutto inattesa, che finisce per cambiarti la vita.
«Non avrei mai pensato che sarei diventata un'insegnante di yoga», ci confessa Giulia Panzeri che oggi all'antica disciplina orientale, allo zen e alla mindfulness ha deciso di dedicare la vita, facendone un lavoro, «mi ci sono appassionata in palestra quando studiavo all'Università di Zurigo, che con il senno di poi forse non era il luogo più adatto dove scoprire lo yoga... ma avevo un'insegnante molto brava che mi ha fatto subito capire che c'era qualcosa in più che andava ben oltre le pose e il tappetino. Così ho continuato, un giorno una mia amica mi ha detto: “Ti ci vedrei bene come insegnante“, e io lì ho pensato: “Perché no?”».
È la scintilla che ha portato Giulia a diventare @yogingiulia, imprenditrice di sé stessa attraverso il web e anche influencer atipica (o forse anche anti-influencer).
Ma cercare lo zen e l'equilibrio esistenziale attraverso la tecnologia che è il disturbatore e distrattore per eccellenza non è un controsenso?
«Può esserlo e può diventarlo, se utilizzata in maniera sbagliata. Per me è, da una parte, un mezzo che mi permette di tenermi in contatto con le mie allieve, eliminando le barriere fisiche e non solo, dall'altra l'occasione per provare a fare da controcanto alla generale tendenza dei social di generare inadeguatezza e insoddisfazione, lasciandoti un po' prosciugata dopo ogni sessione. Con i miei post su Instagram tento di fare un discorso un po' diverso, ponendo l'accento sull'autenticità ma anche gentilezza e tentando di fare sentire accolte le persone che mi seguono».
Restando, in parte, nell'ambito del digitale e del web. Fra video di flow fai-da-te, app di meditazione e quant’altro la sensazione è un po' quella che la gente si aspetti che queste cose siano gratis...
«È proprio vero. Va detto però che su internet la quantità di informazioni e l'offerta è vastissima e può essere anche “troppo” per molti. In questo senso la figura dell'insegnante, inteso come guida, è fondamentale per orientarsi e trovare un percorso adatto a sé. Devo dire che tutte le persone che decidono di affidarsi a me lo fanno perché si trovano bene e “risuonano” con il mio modo d'insegnare».
Ti occupi anche di mindfulness, seguendo delle persone, e aiutandole a realizzare il loro potenziale. Qual è la problematica che ti trovi ad affrontare più spesso? Qual è il ”grande distruttore” del nostro presente?
«Non so se è una cosa tipica di oggi o se è sempre stato così, ma quella su cui mi è capitato di lavorare maggiormente è la sensazione di non sentirsi mai “abbastanza”, al di sotto delle aspettative degli altri (e pure delle proprie). In questo senso provo a indirizzare queste persone verso l'auto-compassione, io la chiamo “morbidezza”».
Tornando allo yoga, oggi in diversi ritengono che si sia andati “troppo in là” quasi svendendolo... fra tappetini esosi, abbigliamento all'ultimo grido e strane derivazioni. Tu che ne pensi?
«Sicuramente, sì. Il motivo è che lo yoga ha dimostrato di funzionare bene come business. In effetti, lo yoga ha tantissimi pregi. Tuttavia, trasformandolo in questo fenomeno eccessivo - sempre secondo me - si rischia di appiattire un po' quello che lo yoga è veramente, ovvero un sistema filosofico e metodologico complesso, funzionale e molto efficiente. Per me è come se avessimo un tesoro super prezioso a disposizione e ne prendessimo una parte minima, perdendo tutto il resto... Non c'è bisogno di farlo bevendo la birra, o con i cuccioli di cane o quant'altro per trarne benefici».