Ecco come e dove le mucche dell'Azienda agricola Mattei, distrutta dall'alluvione di fine giugno, trascorreranno l'inverno.
LAVIZZARA - Scendono una alla volta dal rimorchio. Un po' sgraziate, un po' entusiaste, un po' spaesate. Sono le cinquanta mucche scozzesi dell'Azienda agricola Mattei scampate all'alluvione di fine giugno in Alta Vallemaggia. Solitamente l'inverno lo trascorrevano "a casa", al Piano di Peccia. Quest'anno non sarà possibile. Perché quella "casa" praticamente non esiste più.
Un contesto inedito – E allora eccole sbarcare in un contesto diverso. Inedito. Quello del Piano di Magadino. Più precisamente quello dell'azienda Ramello di Cadenazzo che ha terreni anche nella zona di Quartino.
In basso fino ad aprile – Ivan Mattei, che con la sorella Giorgia gestisce l'azienda agricola del Piano di Peccia, tira il fiato: «Abbiamo trovato questa soluzione che ci consente di tenere il bestiame in pianura fino ad aprile. È stato importante avere l'aggancio con Adrian Feitknecht della masseria Ramello. Sarà lui a occuparsi delle mucche in questi mesi».
Quattro aziende e un futuro da definire – Quella di Ivan e Giorgia è una delle quattro aziende agricole valmaggesi che dopo la catastrofe dovranno trovarsi una nuova collocazione. Le aree in cui sorgevano infatti sono state dichiarate pericolose dalle autorità. Anche altri agricoltori dunque stanno optando per spostare provvisoriamente (per l'inverno) le bestie in pianura in attesa di nuove soluzioni.
«Sarà un inverno impegnativo» – «Noi stiamo ancora cercando un posto per ricostruire la nostra azienda – dice Ivan Mattei –. Non è facile. Bisogna tenere conto delle zone di pericolo, della distanza dai nuclei abitati, dell'eventuale vicinanza di linee dell'alta tensione. Sarà un inverno impegnativo in cui dovremo studiare un po' tutta la zona. Abbiamo delle idee, ma bisogna vedere se sono compatibili con la realtà».
Ruolo e tradizione – L'intenzione più volte manifestata dalla famiglia Mattei è quella di restare al Piano di Peccia. «È così – ribadisce Ivan –. E non per testardaggine. Qui abbiamo i terreni di cui ci siamo sempre occupati. Abbiamo un ruolo e una tradizione da portare avanti».
«Un segnale di speranza» – Poi Ivan pensa alle sue mucche. Nella notte tra il 29 e il 30 giugno si trovavano all'alpe Serodano, nella zona del Poncione di Braga, tra 1'700 e 2'400 metri. «Sono vive per miracolo. Se si fossero trovate nella zona di Sant'Antonio Al Cort, dove stanno di solito, sarebbero morte tutte. Per noi vederle sbarcare a Cadenazzo è stato un segnale di speranza, di resistenza. La nostra azienda vuole continuare a esistere. E lotteremo con tutte le nostre forze».