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CANTONEContinua la querelle tra Zali e "LaRegione": «Ora ci sono 16 pagine in Pretura»

04.12.24 - 09:53
Il Consigliere di Stato ha inoltrato una causa per tentare di silenziare il quotidiano sul caso che lo vede accusatore privato.
Ti-Press
Fonte La Regione
Continua la querelle tra Zali e "LaRegione": «Ora ci sono 16 pagine in Pretura»
Il Consigliere di Stato ha inoltrato una causa per tentare di silenziare il quotidiano sul caso che lo vede accusatore privato.

BELLINZONA - Continua la diatriba tra "LaRegione" e il Consigliere di Stato Claudio Zali che di recente è pure finita in un'interpellanza a firma di Giuseppe Sergi (Mps).

Sedici pagine - Come rivelato oggi dallo stesso quotidiano bellinzonese, infatti, il ministro leghista - fallita una precedente conciliazione - ha deciso di inoltrare una causa di 16 pagine in Pretura per tentare di silenziare la testata sulla vicenda processuale che lo vede accusatore privato (insieme alla sua attuale compagna, la deputata PLR Simona Genini) nei confronti di una donna di 40 anni con cui aveva intrattenuto una relazione sentimentale.

Rimozione di due articoli - Nello specifico Zali contesta alla Regione di aver "messo in piazza" episodi inerenti alla sua vita privata e chiede la rimozione di due articoli ritenuti «illeciti»: "Tra amore e politica la storia va in Procura" del 20 luglio 2023 e "A processo per estorsione e coazione a danno di Zali e Genini" dell'11 luglio di quest'anno. Il Consigliere di Stato richiede poi che al quotidiano venga impedito di riferire «sia su sia online o con altra forma di comunicazione» il futuro processo a carico della ex che si terrà il prossimo 6 marzo.

Atto d'accusa - Nell’atto d’accusa, firmato dal procuratore generale Andrea Pagani, la 40enne è accusata di tentata estorsione, tentata e consumata coazione, diffamazione e ingiuria. Tra gennaio e ottobre del 2023 l'imputata - sempre quanto riferito dalla Regione citando l'atto d'accusa - avrebbe infatti inondato di messaggi ed email dai toni forti Simona Genini, chiedendole un confronto dopo aver saputo di stare condividendo lo stesso partner. «Della storia - precisano Daniel Ritzer e Andrea Manna, attuali direttore e vice del quotidiano - avevamo riferito dopo che l’imputata aveva pubblicato sul suo profilo Instagram aperto la propria versione dei fatti. Da noi contattato per una reazione, e quindi per conoscere anche la sua versione dei fatti, il consigliere di Stato non aveva voluto rilasciare dichiarazioni. Circostanza riportata nell’articolo, nel quale scrivevamo i nomi di Zali e Genini, personaggi pubblici, oltretutto asserite vittime di tentativi di estorsione».

«Lesa la sfera privata» - Questa visione, però, non è stata condivisa da Zali che nella sua causa precisa che la pubblicazione del suo nome «durante la fase non pubblica di un procedimento penale riguardante un ambito intimo e strettamente privato in cui egli è vittima, così come la diffusione di suoi fatti intimi o privati (quali le relazioni sentimentali) non sono giustificate né dalla notorietà e nemmeno dalla funzione pubblica esercitata, e sono perciò lesive del suo diritto al rispetto della sfera privata, tutelato dalle norme invocate oltre che dal Codice di procedura penale».

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