Frizioni in corso tra EOC e Ars Medica a causa di un macchinario ultramoderno acquistato da entrambi. Il costo? Vicino agli 800mila franchi.
LUGANO - C’è aria di tensione, in questi giorni, tra la Clinica Ars Medica di Gravesano e l'Ente Ospedaliero Cantonale (EOC). Già, perché l’annuncio dell'acquisizione di un nuovo macchinario chirurgico dato giovedì 5 dicembre prima da Ars Medica (alle 10.40) e poco dopo dall’EOC (alle 11.30) ha fatto emergere non poche perplessità.
Il robot Velys, hanno spiegato nei rispettivi comunicati stampa le due istituzioni sanitarie, sarà di supporto ai chirurghi durante gli interventi ortopedici al ginocchio. Ma quanto costa?, ci chiediamo. E: Avrà un impatto sui nostri costi sanitari, da anni in costante salita? Ma anche: Ha senso, considerato che finora ne abbiamo fatto a meno, avere due di questi macchinari in un raggio di 7 chilometri?
«Non sapevamo che anche l’EOC si stesse dotando dello stesso robot», esordisce Antonio Sansossio, responsabile comunicazione di Ars Medica. «Noi abbiamo ricevuto il macchinario già il 25 novembre, per questo abbiamo scritto che eravamo i primi in Ticino».
Tra i 700 e gli 800mila franchi di macchinario - Certo, non si tratta di attrezzature economiche. Ars Medica non ci rivela il costo d’acquisto, ma possiamo presupporre che si avvicini a quanto speso dall’EOC, ovvero tra i 700 e gli 800mila franchi. Il robot, viene comunque specificato, «non ha alcun impatto sui costi sanitari, perché il costo delle operazioni è forfettario ed è definito dal sistema tariffale SwissDRG». Un’operazione al ginocchio, insomma, avrà sempre lo stesso prezzo, che sia eseguita con l’ausilio di un costoso e ultramoderno macchinario o meno.
«Era già programmato» - «Come Ente Ospedaliero Cantonale avevamo già in programma, proprio per quel giorno, la pubblicazione del nostro comunicato stampa», ci dice dal canto suo Emanuele Dati, Direttore dell’Ospedale Regionale di Lugano.
«Questo robot ha l’obiettivo di migliorare notevolmente la qualità delle cure e non stupisce che altre realtà sanitarie abbiano percorso la nostra stessa strada acquistando lo stesso modello. Desideravamo e desideriamo inoltre sottolineare che è grazie all’importante donazione effettuata dall’Associazione Ospedale Italiano di Lugano (OIL) che abbiamo potuto acquisire questa tecnologia di ultima generazione».
«Un'esasperazione della concorrenza» - «Questa apparente coincidenza pare la manifestazione di un'esasperazione della concorrenza in campo ospedaliero», commenta dal canto suo Paolo Bianchi, direttore della Divisione salute pubblica del Dipartimento della sanità e socialità (Dss) e presidente della Commissione attrezzature.
Scivolone per l'EOC - Emerge poi che l’EOC ha commesso un errore scrivendo nel suo comunicato che il macchinario sarà disponibile all’Ospedale Italiano «previa autorizzazione della Commissione attrezzature cantonale». Bianchi ci spiega infatti che «alla Commissione non è stata inoltrata alcuna richiesta di autorizzazione, perché la messa in esercizio di questo tipo di attrezzatura non lo necessita».
Come mai?, chiediamo allora. «Non rientra nelle categorie di macchinari assoggettate alla Legge attrezzature, perché si tratta di uno strumento di supporto alla chirurgia ortopedica, non assimilabile ad un'apparecchiatura per la chirurgia robotica. Il suo costo non supera inoltre il milione di franchi», chiosa Bianchi.
Nessun influsso sui costi sanitari - «Va detto, poi, che l’utilizzo di questi mezzi non influisce sulla fatturazione, perché la tariffa è fissata per tipo di operazione. Non è insomma possibile applicare alcun supplemento in funzione delle tecniche e attrezzature utilizzate».
Diverso il discorso se si parla di apparecchiature diagnostiche come TAC e risonanze magnetiche: «In questi casi l’offerta può alimentare la domanda. Si tende infatti a utilizzarle maggiormente se ce ne sono di più, con un conseguente incremento non strettamente giustificato dei costi sanitari». Ma non è questo il caso del nostro macchinario.
E niente paura: nemmeno il costo di acquisto del Velys va a ripercuotersi sui contribuenti. «Gli ospedali, con la fatturazione delle prestazioni svolte, coprono i costi e decidono dove investire in termini di strutture e attrezzature. Il Cantone non eroga alcun finanziamento extra per questo tipo di acquisti», chiarisce Bianchi.
Troppo? «C'è la concorrenza» - Resta comunque difficile giustificare, di fronte al paziente medio, l’acquisto di due macchinari identici e la loro simultanea messa in esercizio a una distanza di 7 chilometri l’uno dall'altro.
«Il sistema sanitario svizzero è fondato sulla concorrenza, che per il paziente è anche garanzia di pluralità di scelta. Possono esserci delle ridondanze, ma lo Stato non dispone di strumenti incisivi per porre dei limiti in tal senso», conclude Bianchi. «Va comunque riconosciuto che alcuni supporti tecnologici possono diventare, con il tempo, strumenti irrinunciabili per una presa a carico conforme ai più moderni standard di qualità».