Cresciuti in Leventina coi nonni, hanno l'appoggio delle autorità minorili e dell'Arp. Ma l'Ufficio migrazione vuole rispedirli in Honduras.
GIORNICO - Sono cresciuti in Leventina, a Giornico. Con nonno Marzio Mossi e nonna Claudia. Sono integrati. Hanno fatto tutte le scuole in Ticino. Hanno il sostegno delle autorità minorili e dell'Autorità regionale di protezione (Arp). Eppure l'Ufficio migrazione vuole rispedirli in Honduras, il loro Paese di origine. Entro il 31 dicembre i tre ragazzini, due fratelli di 10 e 12 anni e un cugino di 11, dovrebbero lasciare il suolo elvetico.
Ricorsi e risposte negative – A raccontare, documenti alla mano, la drammatica vicenda è nonno Marzio che ormai dal 2016 è protagonista di una vera guerra burocratica. I ricorsi si sono accumulati. Così come le risposte negative. Alcune lettere che l'anziano leventinese ha ricevuto fanno venire i brividi per l'aridità con cui sono scritte.
«Io stesso ho rischiato di essere ucciso laggiù» – «Io sono svizzero – dice Marzio –. Ma ho vissuto in Honduras a lungo. È lì che ho conosciuto Claudia. Ed è lì che sono nati anche i miei tre figli, che non hanno passaporto elvetico. Così come i miei nipotini. A un certo punto mi sono reso conto che l'Honduras era un posto troppo pericoloso. Io stesso ho rischiato di essere ucciso. Ho così deciso di tornare in Svizzera. E ho preso con me i tre nipoti. Per cercare di dare loro un futuro».
Il paradosso – Sul sito del Dipartimento federale degli affari esteri l'Honduras viene definito come un Paese pericoloso, in cui il tasso di criminalità è alto, in cui i mezzi di trasporto e la sanità sono carenti. Un luogo in cui è difficile vivere. «Eppure per i funzionari dell'Ufficio cantonale della migrazione tutto questo non conta – riprende Marzio –. Anzi. Secondo loro i miei tre nipoti avrebbero la possibilità di stare bene in Honduras. Non si sono mai degnati nemmeno di sentirli. I ragazzi hanno il diritto di essere sentiti».
Il suggerimento medico – Ragazzi che vorrebbero fermamente restare in Svizzera. Tutte le loro amicizie sono qui. «Il più giovane – sottolinea Marzio – soffre di un disturbo d'attenzione. È seguito da specialisti. Abbiamo i certificati secondo cui per lui uno spostamento in un altro contesto sarebbe nocivo».
Un ginepraio su più fronti – L'Arp di Biasca nel frattempo ha anche concesso l'affidamento genitoriale dei tre ragazzi a Marzio e Claudia. Riconoscendoli adatti a occuparsi dei tre giovani. «Il problema è che i nostri figli, vale a dire i genitori dei nipoti, non hanno il diritto di venire in Svizzera. Non hanno il passaporto rossocrociato. Abbiamo trovato una via di mezzo provvisoria per loro. Vivono oltre confine, in Italia. Ma anche lì è una lotta contro la burocrazia».
L'avvocato: «È un caso di rigore» – Il legale dei nonni, sentito da tio.ch, puntualizza: «Umanamente questa è una situazione disastrosa. I tre ragazzi dovrebbero assolutamente essere lasciati nel contesto in cui sono cresciuti. Adesso ho scritto di nuovo all'Ufficio migrazione segnalando questa vicenda come caso di rigore. Ed evidenziando il parere dell'Arp e dei medici».