La presenza di “super hashish” in Ticino è tutt’altro che rara. L’esperto: «Si rischiano psicosi irreversibili»
LUGANO - Vengono chiamate droghe leggere per il potere stupefacente più blando rispetto ad altre sostanze. L'effetto psicotropo della cannabis e di tutti i suoi derivati, per chi non lo sapesse, è dato da una molecola: il THC (altrimenti noto come tetraidrocannabinolo). In passato lo si trovava in percentuali attorno al 3/5%. Oggi può raggiungere e superare il 30%, come nel caso della "super hashish" sequestrata nel Mendrisiotto. Che, da quanto segnala la polizia, è sempre più comune.
Una domanda, a questo punto, sorge spontanea: con un principio attivo così "dopato", si può ancora parlare di droghe leggere? Lo abbiamo chiesto a Mirko Steiner, psicologo e psicoterapeuta, direttore di Villa Argentina.
«Diciamo subito che la dicitura “droghe leggere” è stata abbandonata. Vanno poi fatti dei distinguo. In primis vedendo chi la assume. Un conto è dare un bicchiere di vino a un adulto, un conto è darlo a un bambino. Lo stesso è per lo spinello. Differenza analoga per quanto riguarda il principio attivo. Se questo è dieci o più volte superiore a quello “standard” è chiaro che le reazioni saranno ben diverse».
In questo caso i giovani ne fanno uso, eccome.
«Circa un terzo dei ragazzi prova a fumare almeno una volta. C’è poi il consumatore occasionale, quello che magari con l’andare degli anni abbandona. La maggior parte di queste persone non ha problemi. C’è invece chi ne fa un uso cronico, sin dal mattino, facendo diventare lo spinello una necessità. Fuma prima di andare a scuola, per stare con gli amici, anche per studiare. Eppure, continuo a ripeterlo, non è una droga che migliora le prestazioni, anzi. Sia per studiare che per guidare un veicolo o per qualsiasi compito che richiede attenzione e precisione, la cannabis è profondamente deleteria».
Molti tra coloro che ne fanno uso sono certi che aiuti a concentrarsi.
«Ma non è vero. Non è cocaina o anfetaminici, è una droga psicodislettica, allucinogena. Specie se con il principio attivo in percentuali così elevate».
Che, diceva, ad alti dosaggi restituisce effetti anche pericolosi.
«Se il cervello, come può esserlo quello di un adolescente, non è ancora pronto, può uscirne con danni che, nel peggiore dei casi, sono addirittura irreversibili. Possono riscontrarsi a livello neurologico, ma anche psichico. Quella dell’adolescenza è una fase delicata. L’individuo è ancora in crescita e non solo a livello fisiologico. In questo periodo è ancora in corso il processo di costruzione della psiche che andrà a comporre la personalità adulta. Non è il momento ideale per fare uso di sostanze».
Se volessimo stilare una casistica di effetti collaterali gravi?
«Si rischia uno scompenso psicotico acuto reattivo. Con un dosaggio così alto basta una volta. Ricordiamo che la cannabis è uno stupefacente imparentato con gli acidi, con l’LSD. La gente crede sia un calmante, e in parte lo è anche. Ma è pure una droga che sconvolge il rapporto con la realtà. È in grado di dare allucinazioni. Gli effetti somigliano dannatamente a quello che è uno scompenso psicotico. Quindi non devono sorprendere i vari “trip” negativi, con paranoie, panico, ansia e allucinazioni visive».
Quando si dice che ha “preso male“...
«Certo. Se l’effetto poi rientra, si va a dormire e domani è un altro giorno. Ma se il quadro psichico dovesse rompersi, a quel punto bisogna chiamare l'ambulanza. Si finisce in psichiatria. Di casi così ne abbiamo visti tanti a Villa Argentina, comprese situazioni non più reversibili, con persone, anche molto giovani, finite in invalidità. Poi è chiaro, ognuno ha il suo punto di rottura. Diciamo che se c’è già qualcosa di latente, qualche crepa, queste sostanze possono aiutare a farlo emergere».
Non è sempre stato così, o sbaglio?
«Non è certamente la cannabis che si fumava negli anni ‘70. All’epoca aveva un effetto molto più blando. Abbiamo a che fare con prodotti selezionati e coltivati in modo tale da garantire contenuti di THC molto, ma molto più elevati. Parliamo di qualcosa che prima semplicemente non esisteva».
Da criminalizzare in toto, quindi?
«No. Un conto è fare un uso ricreativo saltuario. Un conto è farne il perno del proprio quotidiano».
E sulla svolta proibizionista italiana? Mi riferisco al nuovo codice della Strada che sanziona anche chi non è sotto effetto al momento del controllo?
«Io credo che per salvare le vite umane serva essere severi. Al volante, purtroppo, non si scherza. I rischi sono troppo grandi e non solo per chi guida».