Dopo l'incontro con il Governo, le critiche del VPOD in merito alla situazione delle finanze cantonali: «Non si vede luce fuori dal tunnel».
BELLINZONA - Si è tenuto oggi l'incontro tra i sindacati e il Consiglio di Stato per fare il punto sul preventivo 2025 e su altre questioni riguardanti il personale pubblico, scolastico e sociosanitario. Un confronto che ha consentito di approfondire i problemi esistenti.
A tal proposito, il Sindacato del personale dei servizi pubblici e sociosanitari VPOD Ticino esprime «forte preoccupazione per il fatto che dopo due anni di tagli (2024 e 2025), condizionati dalla visione neoliberista del decreto Morisoli, le finanze cantonali registrino ancora un risultato totale negativo di 128 milioni di franchi». «Non si vede quindi assolutamente la luce fuori dal tunnel!», ha sottolineato il VPOD in una reazione a caldo in seguito all'incontro.
Per il Sindacato, «anche il futuro della scuola di polizia 2026 appare incerto e questo significherà non sostituire i pensionandi». C'è poi la questione scuola, nella quale, per il VPOD, «si è ormai grattato il fondo del barile, nonostante le due importanti vittorie ottenute in sede parlamentare sui temi del taglio alla pedagogia speciale e della soppressione dei sussidi cantonali per gli stipendi dei docenti comunali di educazione fisica e musicale».
Secondo il sindacato, i tagli sulla scuola peggioreranno la qualità della scuola e le condizioni di lavoro dei docenti, ragione per cui il VPOD sostiene le mobilitazioni nelle scuole cantonali del 20 dicembre mattino ed il presidio delle ore 15 in Piazza Governo a Bellinzona. Non manca l'invito a tutte le forze «che sostengono una scuola di qualità a coalizzarsi per proporre misure a tutela della scuola sulla falsariga dei risultati ottenuti contro i due tagli citati nel preventivo 2025».
Infine il VPOD deplora «vivamente che la riduzione lineare dei contributi agli enti sociosanitari dell’ 1,5% per case anziani, istituti sociali, cliniche, ospedali, ecc. venga prevista dal Governo non solamente per il 2025, ma anche per il 2026 e il 2027». «Questa riduzione - conclude - genererà un’ulteriore pressione sul personale sociosanitario e sulla qualità delle cure già in sofferenza».