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CADRO (LUGANO)

In preda alla paura: «Ci sentiamo male»

I rifugiati devono andarsene per lasciare spazio ai minorenni non accompagnati. Croce Rossa "sotto accusa": «Manca comunicazione». Il video.
In preda alla paura: «Ci sentiamo male»
Foto tio.ch/ Mikel Preqi
In preda alla paura: «Ci sentiamo male»
I rifugiati devono andarsene per lasciare spazio ai minorenni non accompagnati. Croce Rossa "sotto accusa": «Manca comunicazione». Il video.

CADRO - Edibe è una donna che viene dal Kurdistan. Ha la faccia sconvolta. Le viene da piangere. «Mi sento male, sono triste, stanca. In tre anni ho già cambiato tre centri per rifugiati». Sì, perché Edibe sta per lasciare anche il centro della Croce Rossa di Cadro. Struttura che sarà destinata ai minorenni non accompagnati che finora alloggiavano a Paradiso. La nuova destinazione di Edibe è ignota. «E questo mi crea ansia».

«Manca il confronto» – È stato un mezzogiorno di protesta pacifica e di solidarietà quello di oggi, giovedì, davanti al centro in questione. «I circa 130 ospiti della struttura non sono felici della decisione presa dalla Croce Rossa – sostiene l'avvocata Immacolata Iglio Rezzonico –. È stata loro imposta. Non ce l'hanno coi minorenni accompagnati che arriveranno. Sono però preoccupati per lo spostamento che loro dovranno affrontare. Hanno chiesto invano chiarezza, spiegazioni. Non c'è stata la possibilità di un confronto. Noi oggi siamo qui per questo».

O chiarezza, o non ci si muove – Nel frattempo vengono esposti due striscioni che recitano "Persone, non numeri" e "Solidarietà senza frontiere". Arriva anche una ragazza col megafono che sintetizza a gran voce le rivendicazioni dei rifugiati, ponendo l'accento sulle già precarie condizioni con cui gli ospiti del centro sono stati costretti a convivere finora. In sintesi: o chiarezza e giustizia sulla sistemazione futura di queste persone, oppure non ci si muoverà di lì.

La soluzione più probabile – In tanti nominano Giubiasco come possibile meta della maggior parte dei rifugiati di Cadro. Ma la soluzione più probabile è che gli attuali ospiti dell'edificio possano essere distribuiti un po' qua e un po' la sul territorio. Un rifugiato sudamericano ammette: «C'è un sentimento di amarezza e nostalgia. Tanti qui hanno anche bambini piccoli. Un nuovo cambiamento può essere traumatico per i bambini».

Condizioni peggiori? – A un certo punto un uomo proveniente dalla Turchia ci mostra il telefonino. Accanto a lui c'è la moglie. Sono genitori di due bambini che si stanno facendo seguire da uno psichiatra. L'uomo ha le lacrime agli occhi. Con la traduzione automatica dello smartphone legge quello che vorrebbe comunicare: «Ci manderanno in condizioni peggiori».

Vittime della paura e della confusione – Non si sa se sarà davvero così. «Ma la mancanza di comunicazione della Croce Rossa ha creato questa condizione di paura – ammette Lara Robbiani, specialista in migrazione –. Il risultato è quello che vedete oggi, con persone spaventate, confuse, insicure, stufe di essere spostate da un posto all'altro senza conoscere il proprio destino».




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