Nella vicina Penisola si discute su dove, come (e quando) vada indossata per garantire l’igiene assoluta. Ma in Ticino, come funziona?
LUGANO - Una circolare che impone al personale sanitario dell'ospedale di non indossare camici o divise in luoghi «non sanitari» come bar, mense ma anche uffici aziendali.
Sta facendo discutere nella vicina Italia un'iniziativa partita dal polo sanitario torinese Città della Salute e della Scienza per migliorare i «criteri di igiene e sicurezza». Alle lodi di chi apprezza questo rigore igienico rispondono le critiche di chi, invece, ritiene le norme eccessive.
Fermo restando che si tratta di una realtà lontana e diversa dalla nostra, la curiosità spunta comunque: in Ticino come funziona la faccenda dei camici? Fin dove può "avventurarsi" un dipendente al di fuori dell'ospedale? E come viene gestita, in generale, la questione delle divise del personale sanitario? Lo abbiamo chiesto all'Ente Ospedaliero Cantonale (EOC).
Lo spogliatoio, tappa obbligata - «Partiamo dal presupposto improrogabile che il personale sanitario una volta entrato in servizio sarà operativo in una struttura in cui vige un regolamento che va rispettato in maniera ferrea», ci spiega l'Ente, «in generale tutti i dipendenti EOC che lavorano in reparto - siano essi medici, infermieri o altro - quando entrano in ospedale passano dallo spogliatoio dove lasciano i loro abiti ”civili” per indossare le divise. Lo stesso percorso, all'inverso, viene fatto al termine del turno di lavoro».
Sanificate ogni giorno - Divise che vengono indossate lavate e sanificate (nel centro EOC di Biasca) ogni giorno, tutti i giorni: «L'importanza della divisa è duplice, da una parte c'è la questione dell'igiene, della pulizia e della protezione dei pazienti dall'altra ha anche una funzione di identificazione del personale. Per questo motivo dev'essere sempre impeccabile».
Se la macchi, la cambi - Ambienti conviviali come la mensa ospedaliera non vengono ritenuti ambienti “a rischio”: «Solitamente vengono utilizzati perlopiù dal personale e da alcuni degenti, la presenza di visitatori esterni - che, va detto, sono il maggiore “contaminatore” in una struttura sanitaria chiusa - è tutto sommato limitata», continua l'Ente, «in caso ci si macchi o ci si sporchi - mangiando ma non solo - la divisa va immediatamente sostituita», puntualizza l'EOC.
Massima sicurezza... - «Ogni reparto, in generale, ha un protocollo diverso per quanto riguarda gli spazi sterili che sono definiti chiaramente e che vengono gestiti in maniera adeguata - anche per quanto riguarda il vestiario - dal personale», aggiunge, «un esempio di rigore estremo lo troviamo per esempio in terapia intensiva oppure nel blocco operatorio».
...che parte dalle mani - Detto questo, continua l'Ente, «al momento non vi è un'evidenza scientifica che dimostri come camici e divisa possa essere un veicolo di patogeni davvero rilevante, da anni - e da prima del Covid - la nostra strategia di prevenzione si concentra sul maggior mezzo di contatto in assoluto: le mani, che vengono regolarmente lavate e disinfettate».
E per la pausa sigaretta? «Nelle strutture EOC è in vigore un divieto di fumo estremamente rigido, il fumo è comunque concesso durante le pause negli spazi all'aperto adiacenti agli ospedali. Ovviamente sempre nel rispetto delle norme di rigore sopracitate».