
Tutto esaurito ieri sera per il viaggio di Claudio Baglioni tra musica e racconti. Si ripete stasera e sabato sera
LUGANO - I concerti di Claudio Baglioni, si sa, sono quasi sempre dei concerti karaoke. Ieri sera lo è stato a metà. Lo spettacolo andato in scena al Lac dal titolo “Piano di volo – Solo Tris” è stato un viaggio intimistico di tre ore di musica dove Baglioni ha aperto lo scrigno delle canzoni minori, per poi esplodere sul finale con i grandi successi popolari che hanno infiammato il pubblico. Uno spettacolo pensato come un viaggio su un aereo immaginario che sorvola sessant'anni di carriera. È il 197esimo concerto dall'inizio del tour- spiega Baglioni - un viaggio che prevede 300 esibizioni nei prossimi mesi e che sarà la tournée più lunga della sua carriera.
Sul palco niente orchestra, solo tre compagni di viaggio, tre pianoforti, uno acustico, uno elettronico e uno digitale. E poi lui, vocalmente in ottima forma, interprete intenso e appassionato. «Questo è un concerto singolare, è un assolo, faccio tutto io, insomma me la suono e me la canto» dice raccogliendo l’ilarità del pubblico.
Inizia con la splendida "Uomo di varie età" una sorta di diario confessione sulle fatiche degli esordi da cantautore (“al pianoforte ogni giorno, lezioni sul pentagramma, una chitarra attorno a un falò, e accompagnato da mamma a far concorsi e audizioni). Poi è un susseguirsi di brani non proprio famosi come “Dieci dita”, “Gli anni più belli”, “Fotografie”, “Dodici note”, “Acqua della luna”, “Ora che ho te”, “Pioggia blu”. Canzoni che spiazzano coloro che non fanno parte della schiera dei fans agguerriti. Baglioni lo sa e ci scherza su: “Quando uno compra un biglietto lo fa a suo rischio e pericolo perché non sa che canzoni canterò. L’obiettivo di questo incontro che io chiamo 'concerto ravvicinato di terzo tipo' - dato che tra me e voi c’è molta vicinanza fisica - è quello di recuperare canzoni un po’ dimenticate». Il pubblico non fa una piega, apprezza gli acuti di “Amori in corso” e di “Ora che ho te”. I primi sussulti arrivano con canzoni più note come “Solo”, “Con tutto l’amore che posso”, “Tienimi con te”, “Un po’ di più” e "Strada facendo". Tra un brano e l’altro Baglioni si cimenta in monologhi non proprio brevissimi – per questo il concerto dura tre ore – consigli di vita, pillole di saggezza, sermoni in "stile renatozero", racconti di episodi divertenti, battute, ironia e doppisensi che tengono buoni il pubblico. Baglioni gioca a fare il piacione e ci riesce bene: “Quello che è successo a me sessanta anni fa è stata proprio una botta de culo, come si dice qua in Ticino”. E poi scherza col pubblico: “Come siete giovani” dice a una platea la cui età media è dai cinquanta in su.
Ma il vero exploit arriva negli ultimi 45 minuti con la grande abbuffata dei suoi classici, quelli che mettono d'accordo tutti e le cui note ormai fanno parte del dna di tutti noi. La prima botta arriva con il primo medley di "Poster", "Io me ne andrei", "E adesso la pubblicità", "Via". È un crescendo di cori da stadio che continua con "Questo piccolo grande amore", "E tu", "Amore bello", "E tu come stai". Il pubblico in piedi si riversa sotto il palco per il finale con due grandi abbracci musicali, la celeberrima "Avrai" e "Mille giorni di te e di me". Applausi a scena aperta e interminabili e un Baglioni emozionato per il tributo ticinese che dice: "Sinceramente non me lo aspettavo".