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LUGANO

Red Ronnie: «Gli extraterrestri hanno una sola missione, evitare la guerra nucleare»

Il noto giornalista è stato ospite ieri sera a "Tisana". «L'industria della musica manipola le star: 11 autori per fare dei testi stupidi»
Foto Imago
Red Ronnie: «Gli extraterrestri hanno una sola missione, evitare la guerra nucleare»
Il noto giornalista è stato ospite ieri sera a "Tisana". «L'industria della musica manipola le star: 11 autori per fare dei testi stupidi»

LUGANO - Nella storia della televisione i suoi programmi musicali hanno sempre occupato un posto molto preciso, sin da quando nel lontano 1991 lanciò nell'etere una trasmissione cult come "Be Bop A Lula". Poi vennero "Help" e "Roxy Bar" e quando il mondo cambiò e il tubo catodico dovette assistere allo sbarco di internet, lui si inventò la Roxy Bar Tv, con picchi di ascolto da capogiro quando ad esempio per festeggiare il 60° compleanno di Vasco Rossi ideò il Vasco Day, una maratona di 12 ore con 2 milioni di spettatori, record del web.

Ma Red Ronnie, ieri sera ospite di Tisana, è anche molto altro rispetto al fatto di essere un grande conoscitore di musica e amico stretto di tante celebrità e rockstar anche del passato: in questi anni non sono passate inosservate certe sue prese di posizione sui vaccini o le sue idee su cristianesimo ed esoterismo, fino ad arrivare a considerare veritiera l'ipotesi della presenza degli UFO e dunque degli extraterrestri. Di questo e altro abbiamo parlato con lui.

Caro Red, spiritualità e raccoglimento oggi devono fare i conti con un tempo di guerra e di immagini strazianti di distruzione e morte. Chi le cagiona, non se ne cura. Molti anni fa una bella canzone di Eugenio Finardi - "Extraterrestre" - auspicava l'arrivo di un salvatore alieno dall'universo: tu che in queste cose ci credi, sarà l'ultima carta da giocare per fermare i conflitti?
«Noi non possiamo aspettare che gli extraterrestri ci salvano, dobbiamo salvarci da noi. Gli extraterrestri che sono sulle astronavi hanno solo un compito, quello di evitare una guerra nucleare. Quello è l'unico momento in cui loro possono intervenire, contrariamente rispettano il libero arbitrio. Siamo noi che dobbiamo cambiare dentro».

Però chi decide le sorti dell'umanità ordinando di lanciare missili non mi pare si trovi su un cammino "ghandiano" di conversione.
«Sono gli ultimi colpi di coda di un potere che sa di avere già perso e hanno molta paura della preghiera. Ti faccio un piccolo esempio: cercano di osteggiare l'OM (ndr. il mantra "Om Mani Padme Hum" che promuove la pace interiore, la saggezza e la compassione), l'Om per la pace che faremo quest'anno il 7 giugno a Rimini dove l'anno scorso c'erano 10mila persone».

Faccio fatica a vedere Putin o Netanyahu, per citare qualche esempio, intimoriti da una marcia per la pace e da gente in raccoglimento.
«Ciò che preoccupa loro sono le azioni buone e la preghiera, perchè è un fattore animistico sul quale non possono intervenire. Hanno molta paura loro. Loro sono mortali, noi siamo immortali. Loro sono mortali perché il loro essere morirà con la fine di questa vita e si rincarneranno in corpi molto disgraziati».

Noto che, rispetto all'ultima volta che ci siamo visti a Bologna qualche anno fa, temi come l'interiorità e l'aldilà delle cose sembra abbiano più "diritto" di parola in una conversazione e si siano ritagliati un maggiore spazio nel campo dei tuoi interessi.
«Devo dirti che io sono sempre stato sensibile a qualcosa di diverso, tanto è vero che nel 1983 - quando feci "Be Bop A Lula" - già intervistavo e difendevo Vincenzo Muccioli che salvava i giovani dal tunnel dell'eroina».

Sei entrato nel tempo delle "grandi domande" più di quanto facevi una volta al tempo del "chiodo" (ndr. il famoso giubbotto di pelle) e gli occhiali neri?
«No, io non mi pongo delle grandi domande perché i quesiti sono qualcosa che presuppongono l'intervento della mente e la mente "mente", è bugiarda. Io seguo l'instinto, seguo quello che mi dice il cuore. Faccio quello che sento se è giusto farlo. Non sono uno che ragiona».

Da "destinato", cioè uno in cammino verso un indirizzo e forse - per stare alle tue credenze - atteso a un passaggio, ti spaventa la morte?
«Non mi preoccupa, perché non esiste la morte. Noi siamo eterni. È come dire: "cosa ne pensi del fatto che stanotte vai a dormire?". No, non ne penso, è che domani mi risveglio. Termini in una vita e ti risvegli in un'altra, hai capito?»

Nell'altra vita, sicuro di non provare nostalgia per il Red Ronnie terreno e le cose fatte?
«Non me ne frega niente. Guarda, l'imperatore Augusto diede ordine che il giorno della sua morte la sua bara fosse portata ai migliori medici di Roma e che le sue mani fossero tagliate, i suoi beni dati a tutti: per dimostrare che i migliori medici non possono impedirti di morire, che le mani non ti servono più per prendere le cose, che ciò che hai accumulato lo puoi dare via perchè tanto non te lo puoi portare dall'altra parte. Non ho nessun rimpianto per le cose terrene».

Ti ritieni appagato, sazio?
«Gianluca, io ho avuto tante cose nella vita, soldi, tantissima fama, ma non è quello il lido della felicità, non è quella la felicità».

Come sei arrivato a questo grado di consapevolezza, a questo stadio di pensiero?
«Ci sono arrivato naturalmente. Mi ci ha portato la vita. E capendo che noi viviamo per aiutare gli altri, non viviamo per aiutare noi stessi. Noi rimarremo per ciò che abbiamo dato e non per ciò che abbiamo avuto. Quelli che sono rimasti come "idoli" nelle Storie, mica quelle di Instagram, sono persone che hanno aiutato gli altri. Non quelli che hanno accumulato. Molti di quelli che oggi sono famosissimi perché hanno dato, un tempo erano poveri: Mozart fu seppellito in una fossa comune, Van Gogh morì povero».

Tu hai grandi amici nel mondo della musica, gli amici di ieri, rockstar come Vasco: con gli artisti di oggi si è creato lo stesso intimo rapporto o è cambiata la musica, in tutti i sensi?
«Devo dirti di sì. A Roxy Bar ospito i giovani, quelli veri, quelli che fanno musica vera. Le rockstar cui facevi riferimento oramai sono perse, quasi tutte. C'è stato un cambiamento epocale e non mi interessa più. A me interessa dare spazio oggi a chi non ne ha e i giovani non ne hanno, soprattutto le cantautrici che non hanno alcuna possibilità».

E arriviamo alle note dolenti: in che mani siamo, caro Red, musicalmente parlando? Sentiti libero...
«Lo sono sempre stato, non è un problema. Allora...il mondo della musica è in mano a un'industria che tiene molto stretto il potere, manipola le star, le paga però devono fare quello che dicono loro. E quindi hai testi stupidi, frequenze musicali molto alte che sembra tutta una marmellata informe, 11 autori che fanno le canzoni a Sanremo...ma come puoi fare una canzone in 11? È tutto falso. A me tutto questo non interessa, ecco perché ospito tutti artisti giovani, Dario Argiolas, Roberta Giallo, Denise Battaglia, artisti che ritengo molto validi».

E che ti emozionano?
«Io non mi sono mai emozionato. Neanche davanti a Fidel Castro. Non è un fatto di emozione».

Ti ritrovo molto ascetico...in fase prolungata di distacco...
«Io quando sento che a Sanremo gli artisti dicono "oh che emozione...mamma che emozione...Dio come sono emozionata" mi viene così da ridere...Io non ho questi problemi di emozione...io non mi emoziono...io so che sto facendo quello che devo fare, questo è l'importante per me. Fallo anche tu. Devi pensare a questo, tieni alla larga le negatività, leggiti "I quattro accordi". Ci vediamo a Bologna».

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