Condannato a una pena pecuniaria sospesa di 7’200 franchi. La Corte: «Il racconto dei fatti è credibile»
LUGANO - L’ex funzionario del DSS è stato condannato a una pena pecuniaria sospesa di 7’200 franchi, tenendo conto del tempo trascorso dai fatti. Lo ha stabilito la Corte delle Criminali presieduta dal giudice Marco Villa, che ha spiegato di credere «senza riserve al racconto della prima vittima, che è stato fornito con linearità». L’imputato cinquantanovenne, che in seno al Cantone era esperto di politiche giovanili, è stato riconosciuto colpevole di coazione sessuale (per uno degli episodi descritti nell’atto d’accusa, in cui ha costretto la ragazza a un rapporto orale, minacciando di togliersi la vita).
La Corte si è detta rattristata di essersi dovuta confrontare, oggi, «con una persona che per anni ha approfittato della sua posizione quale punto di riferimento per i giovani per soddisfare le proprie voglie, scegliendo sistematicamente chi poteva essere una sua conquista». Il sentimento di tristezza riguarda anche il fatto che nel 2005 due delle vittime avevano chiesto aiuto a un alto funzionario dello Stato, «che però concretamente non aveva fatto molto». E si parla anche del mancato accompagnamento delle due giovani donne «nel loro percorso di rivelazione».
L’imputato, che anche durante il processo aveva negato ogni addebito, aveva affermato di aver avuto - con una delle vittime - una relazione d’amore durata sei mesi. Ma la Corte non ci crede, in quanto «nei racconti della giovane le esperienze sessuali in questione sono caratterizzate da passività e accettazione».
Per quanto riguarda i racconti delle altre due vittime, per una non vi sono - a dire della Corte - sufficienti elementi per una condanna. Mentre per l’altra, la giovane stagiaire avvicinata sul posto di lavoro, la testimonianza «non è sempre stata lineare, a volte contraddittoria». Il giudice ha detto che «è più che possibile che sia successo qualcosa di rilevante dal punto di vista penale, ma mancano le prove».
Le richieste delle parti - L’accusa, rappresentata dalla procuratrice pubblica Chiara Borelli, aveva proposto una pena detentiva di quattro anni. Nella sua requisitoria aveva parlato, in particolare, della pressione psichica che l'imputato aveva esercitato sulle vittime per spingerle - soprattutto una di loro - a subire gli atti sessuali.
Al centro dell’arringa difensiva c’erano invece le incongruenze rilevate nelle testimonianze delle ragazze. Per l’avvocato Niccolò Giovanettina, una di loro avrebbe «stravolto il significato del legame che aveva con l’imputato, un legame che durava da mesi, con vacanze e scambi di messaggi». E per il suo assistito aveva chiesto l’assoluzione.
Il risarcimento - La Corte ha inoltre riconosciuto la pretesa di risarcimento per torto morale avanzata dal rappresentante delle accusatrici private, avvocato Carlo Borradori, per conto della prima vittima. Si tratta di 4’000 franchi, di cui 3’000 per spese legali.