L'esperienza di un'assistente di cura: «All'inizio trattata da appestata. Ora si fidano di nuovo»
La paura e le difficoltà in questa emergenza sanitaria per chi è al fronte: «Abbiamo ottenuto consulenza psicologica. Da non sottovalutare in questo periodo»
MENDRISIO - «All'inizio? Un trauma. Alcuni non ci volevano più in quanto frontalieri. Eravamo considerati untori». S.M. è un'assistente di cura che si occupa di anziani nel Mendrisiotto. Anche lei, da un mese a questa parte, fa parte di quel gruppo di "eroi del quotidiano" che si svegliano sapendo di dover fronteggiare "vis a vis" l'emergenza coronavirus.
«Si sentono soli» - S. lo fa confrontandosi con quella che è la categoria più a rischio: «Gli anziani già di norma vivono una sorta di isolamento. Che si è accentuato all'ennesima potenza. Per loro è dura. Mai come in questo periodo si sentono soli».
Secondo l'assistente di cura, quella che è la normale compagnia per questi nonnini si sta trasformando in una fonte d'ansia: «Sono abituati a stare davanti alla televisione. Che in questo periodo non fa che spaventarli. Il bombardamento sul coronavirus è per loro forma di terrorismo psicologico. Il nostro è anche un supporto in questo senso, cerchiamo di tranquillizzarli per quanto ci è possibile».
«Per strada ancora troppa gente» - Eppure per S. non tutti hanno recepito il messaggio: «Per strada si vede ancora troppa gente. Il nostro compito è, tra le altre cose, quello di cercare di far capire l'importanza, oggi più che mai, dell'igiene personale. Ovviamente i contatti con gli altri vanno evitati».
«Impossibile per noi mantenere le distanze» - Dal canto suo la paura non manca, ma si sente pure sicura dietro un protocollo che sta funzionando: «Mi occupo dell'igiene della persona. Quindi è impossibile mantenere le distanze di sicurezza. E la paura c'è, è ovvio. Molti di noi hanno famiglia. Anche per questo siamo scrupolosi e, appena notiamo uno dei sintomi, allertiamo la sede. Loro provvedono a far uscire un infermiere e subito dopo il medico. La nostra azienda ha fatto di tutto per metterci in sicurezza. Disinfettante e mascherine non sono mai mancati e per eventuali infetti abbiamo camice, copriscarpe e occhiali».
«Qualche caso lo abbiamo avuto» - Per il momento S. non si è trovata a dover fronteggiare personalmente il virus. Ma c'è chi l'ha fatto. «Nella zona che copro io, per ora, non ci sono utenti con Covid-19. E quindi lavoro munita "solo" di guanti, mascherine e tanta attenzione. Qualche positivo però alcuni miei colleghi l'hanno incontrato».
Il momento peggiore S. l'ha vissuto con i controlli alle dogane: «I primi giorni le code erano chilometriche. Un inferno. Per fortuna ci è stata offerta la possibilità di alloggiare il Ticino. Altrimenti non so come avremmo fatto. Ci è stata pure fornita consulenza psicologica. Che, in questo periodo, non è da sottovalutare».