L'uomo dovrà scontare 16 anni di carcere. Poi l'espulsione.
La sua gelosia, ha sottolineato il giudice Marco Villa, «lo ha portato a compiere un gesto inaccettabile, uccidendo la madre dei suoi figli»
BELLINZONA - Uccisa per «stupida e assurda gelosia». La Corte delle Assise criminali, presieduta dal giudice Marco Villa, ha condannato il 39enne eritreo, giudicato colpevole di aver ucciso la moglie spingendola giù dal balcone del quinto piano di una palazzina di via San Gottardo a Bellinzona, la sera del 3 luglio 2017.
L'uomo, riferisce La Regione, dovrà scontare una pena detentiva di 16 anni (dedotto il carcere preventivo già espiato) e l'espulsione dalla Svizzera per 15 anni. Dovrà inoltre versare un risarcimento di 50mila franchi a ciascuno dei due figli rimasti orfani, come aveva chiesto il legale dell'accusa privata, Demetra Giovanettina.
«La colpa dell'imputato è grave dal punto di vista oggettivo e soggettivo», ha affermato Villa. La sua gelosia, ha proseguito il giudice, «lo ha portato a compiere un gesto inaccettabile, uccidendo la madre dei suoi figli».
La pena richiesta dal procuratore pubblico Moreno Capella (18 anni) è stata ridotta tenendo in considerazione la delicata situazione personale dell'imputato, il suo passato travagliato, e il lungo periodo che dovrà trascorrere lontano dai suoi figli.