Gli amici a quattro zampe non potranno entrare nelle aree di pozzi e corsi d’acqua fino alla fine di agosto.
E non c'è guinzaglio che tenga.
RIVIERA - Qui niente cani. Niente husky, labrador o chihuahua. Neanche se fermamente stretti al guinzaglio. È quanto già in vigore nelle zone balneari del fiume di Lodrino e dei pozzi di Osogna e Iragna. Sì, perché si tratta di una regolamentazione scattata il primo di giugno e che andrà rispettata fino a fine agosto. E sui social network i proprietari di cani si fanno sentire, interrogandosi, con un certo sdegno, sul perché della misura.
Le spiegazioni - «Questo divieto è stato pensato in senso cautelare per proteggere i più piccoli, sia a livello igienico, da pulci, zecche e feci, sia per chi ha paura dei cani» spiega Fulvio Chinotti, municipale e responsabile sicurezza pubblica del Comune di Riviera. «Un bambino colto alla sprovvista dall’animale può cadere e battere la testa sui sassi che circondano i nostri pozzi», aggiunge. Problematiche che, secondo il comune, non sarebbero risolvibili imponendo l'uso del guinzaglio. Chinotti tiene comunque a precisare che il divieto è limitato alle vicinanze dei pozzi, e assicura che la segnaletica sarà migliorata per fare chiarezza.
Ma possono farlo? - C’è anche chi ha avuto dubbi sulla conformità legale della misura. I Comuni, conferma l’Ufficio del veterinario cantonale, sono liberi di porre questo tipo di limitazioni secondo l’articolo 11 della Legge sui cani in vigore nel nostro cantone. È quindi sufficiente, come base legale, l’ordinanza firmata dal Comune di Riviera nel 2018, la quale stabilisce che «il Municipio può proibire in ogni tempo l'accesso ai cani, anche se custoditi al guinzaglio, a determinate zone, mediante la posa di una corrispondente segnaletica».
Usare il buon senso - «È peccato. Vietare l’accesso dei cani alle spiagge nel periodo estivo semplicemente per paura che qualcuno si faccia male è un po’ tirato per i capelli», commenta il presidente della Società protezione animali di Bellinzona Emanuele Besomi. «Ci vorrebbe un po’ più di buon senso da tutte le parti, e non è con un divieto del genere che si riesce a risolvere questi problemi», conclude.