Parla un giovane protagonista della lite conclusasi con il fermo di due locarnesi, uno dei quali tuttora in carcere.
Fra il gruppo di ticinesi e quello di zurighesi ci sarebbe stato un primo diverbio in bagno, poi la rissa davanti al Palacinema: «O le prendevamo noi, o le prendevano loro».
LOCARNO - Una serata iniziata all'insegna della spensieratezza, proseguita con una violenta lite e terminata con diversi ferimenti. È questo, in estrema sintesi, quanto successo la sera del 3 luglio a Locarno. Solo dieci giorni dopo, al termine di una serie di accertamenti, la Polizia ha arrestato due 24enni residenti nella regione, uno dei quali è nel frattempo stato rilasciato.
La scintilla in zona Castello - Nel suo comunicato diramato in mattinata, la polizia parla di «due opposte fazioni» coinvolte nei fatti. E proprio a una di queste fazioni - quella dei locarnesi - appartiene uno dei protagonisti che ha voluto raccontare la sua versione di quanto successo davanti al Palacinema. E degli attimi che hanno preceduto la rissa, benché non fosse presente. «Alcuni ragazzi, che non c'entrano nulla con quanto accaduto in seguito e che ora andranno a testimoniare, si stavano recando in zona Castello quando sono stati raggiunti dal gruppo di zurighesi che festeggiava un addio al celibato. Hanno subito detto di volersi battere, vantandosi di praticare kickboxing», racconta. Al che uno dei ragazzi gli avrebbe risposto «anche io faccio arti marziali ma non le uso in strada» e gli zurighesi se ne sarebbero andati dicendo «con gente come voi non c’è gusto a fare niente».
Un primo diverbio nei bagni - Giungendo in seguito al Palacinema. «Il ragazzo che ora è in carcere - prosegue il nostro interlocutore - stava aspettando la sua ragazza fuori dai bagni. L’altro, quello che è stato scarcerato, era in bagno. Così come gli zurighesi, in stato visibilmente alterato, che hanno iniziato a disturbare la gente, a provocare e anche a usare la violenza». Anche nei confronti del ragazzo nel frattempo rilasciato. È a questo punto che ci sarebbe stata una prima zuffa, a seguito dell'intervento del giovane che si trovava fuori da bagno e che per difesa avrebbe sferrato un pugno, per poi allontanarsi.
«La sicurezza ce li ha mandati al tavolo» - «Io sono arrivato al tavolo in quel momento e mi hanno raccontato quanto successo», precisa il testimone, che da qui in avanti diventerà oculare. «Gli zurighesi erano dall’altra parte e continuavano a guardarci. Ci siamo detti “quello che è successo è successo, continuiamo la nostra serata”». Ma a detta del giovane, a un certo punto gli zurighesi avrebbero mostrato un distintivo agli agenti di sicurezza del locale. «A quel punto ce li hanno portati al tavolo, mettendoci faccia a faccia, quando invece il loro compito doveva essere quello di farci mantenere le distanze».
Pugni e sberle - Vedendo il gruppo arrivare verso il tavolo, dopo quello che era successo in bagno, i ticinesi hanno automaticamente pensato che gli zurighesi volessero far loro qualcosa. «Così sono partiti pugni e sberle. D’altronde o prendevamo noi o le prendevano loro». In seguito i due gruppi sono stati separati, ma il danno ormai era fatto. «Due di loro sono rimasti feriti al volto, ma anche uno dei nostri aveva il labbro spaccato». Da qui le ipotesi di reato di lesioni gravi, subordinatamente semplici. Oltre a quelle di aggressione, rissa e vie di fatto.
Dal momento che è in atto un'istruttoria, la Polizia cantonale non prende posizione sull'accaduto.