La grotta è un "bufadero", una cavità generata dall'erosione delle onde con un'apertura verso il cielo.
Qui ha perso la vita una ticinese. Ma non è la sola. L'esperto: «Sono luoghi pericolosi, ma fin troppo pubblicizzati»
LUGANO - Negli ultimi quattro anni sono sei le persone che hanno perso la vita nei pressi della grotta di El Tancón, a Tenerife. L'ultima è stata Jasmine Ben Ali, la 33enne ticinese attiva tra le file della Lega dei Ticinesi.
Una grotta pericolosa - El Tancón è un "bufadero", una grotta generata dall'erosione delle onde con un'apertura verso il cielo attraverso la quale entra ed esce aria e acqua in pressione. La grotta è un autentico paradiso naturale, tanto da essere molto frequentata dai turisti nonostante vi sia vietata la balneazione, come ricordano i vari cartelloni presenti agli accessi dello scorcio roccioso.
E tuttavia sono numerosissimi i bagnanti che, attratti dall'esperienza data dall'acqua cristallina, dal contrasto di luci e ombre e dalla bellezza selvaggia di questo angolo popolarissimo sui social network, si recano lì quotidianamente per un tuffo e un selfie.
Vittime e negligenza - Sebastián Quintana, promotore dei 1.500 chilometri di costa delle Isole Canarie, spiega a 20 Minutos come El Tancón e lo stagno di La Laja, a San Juan de La Rambla, siano forse i due luoghi più popolari per fare un tuffo selvaggio, e allo stesso tempo tra i più pericolosi delle Isole Canarie. Solo nel 2018, quattro persone sono morte in quelle due pozze, due in ciascuna.
Quintana indica che nell'80% degli incidenti, il denominatore comune è la «negligenza» del bagnante, conscia o inconsapevole, dovuta all'ignoranza del pericolo rappresentato dall'ambiente.
Troppa pubblicità - Sostiene che vi sia «un errore concettuale di fondo», poiché «la meravigliosa orografia della costa» delle Isole Canarie non è di per sé pericolosa. «Il pericolo abbonda, invece, quando qualcuno decide di avvicinarsi troppo a un dirupo o a un bufadero». Inoltre, considera «un errore» che tali posti siano così pubblicizzati.
Il tema è caldo. Tanto che di recente si è riacceso il dibattito sul piano del Ministero del Turismo del Governo delle Isole Canarie per migliorare l'accessibilità e la segnalazione di 117 pozze e renderle più attrattive per turisti e visitatori. Un piano al quale si sono opposti scienziati e ambientalisti.
Per Quintana, oltre ai possibili danni ambientali dovuti al sovraffollamento dato turisti, c'è «un fattore chiave» che viene ignorato: il «pericolo».
Sottolinea che nella maggior parte delle pozze, piscine naturali e simili non ci sono servizi di sorveglianza, il che significa che maggiore è il numero di bagnanti, maggiore è la probabilità di incidenti.
Decine di vittime ogni anno - Solo nelle Canarie, nel 2020 si sono verificati 192 incidenti in acqua con be 43 morti; nel 2019, 127 incidenti e 57 morti; e nel 2018 165 incidenti e 59 morti.
Finora nel 2021 si registrano 32 morti. Con un cambiamento nel profilo delle vittime in acqua: maschi tra i 55 e i 70 anni, quando prima della pandemia oscillavano tra i 65 e gli 85 anni.
Un altro mutamento viene notato nella loro origine: prima del Covid-19 e dei suoi effetti sul settore turistico, otto su 10 erano stranieri, e ora il 70% degli incidenti vede protagonista la gente del posto.
Sebastián Quintana richiama l'attenzione su un fatto: le Isole Canarie sono l'unica comunità autonoma in cui la principale causa di morte accidentale è l'annegamento, ben al di sopra degli incidenti stradali.