«La frattura del cranio riportata dall'animale è l'esito di un massiccio uso della forza, l'ha confermato il Tierspital», così l'accusa.
«Non c'è movente e il testimone è un fanfarone», ribatte la difesa, che chiede l'assoluzione.
ROVEREDO (GR) - Sassate e calci. Sferrati così forte da fracassargli il cranio. Sarebbe morto così, ucciso brutalmente da un vicino di casa, il piccolo Rex, il pinscher nano del 31enne di Roveredo Joel Nolli. E oggi, a distanza di oltre due anni dall'accaduto, il presunto responsabile deve risponderne al Tribunale regionale di Moesa.
I fatti risalgono al 22 marzo 2021. Il cane, lo ricordiamo, si era introdotto nel giardino del condominio di Roveredo in cui vive l'imputato. Ritrovato in condizioni gravissime, è stato soppresso il 25 marzo. L'uomo, un 55enne cittadino portoghese, è accusato di maltrattamento di animali e danneggiamento, ma respinge ogni addebito.
Multa e risarcimento vs. assoluzione - L'accusa chiede che il 55enne venga condannato a una pena pecuniaria sospesa condizionalmente per due anni pari a 10'800 franchi, più una multa, da pagare, di 2'000 franchi. L'accusatore privato, Joel Nolli, ha inoltrato invece una richiesta di risarcimento danni pari a 5'414 franchi. La difesa, dal canto suo, chiede l'assoluzione. La sentenza è attesa per domani alle 11.
Il racconto dell'imputato - Quel pomeriggio, ricostruisce il giudice Mirco Rosa insieme al 55enne, l'uomo stava lavorando nell'orto del suo condominio. «Stavo raccogliendo i sassi che avevo trovato scavando nel terreno e ne ho lanciati tre o quattro di piccole dimensioni dietro di me, quando ho sentito un rumore. Ho appoggiato la vanga e mi sono accorto della presenza del cane», racconta l'imputato. «L'animale camminava malamente, cadeva, ma non ho capito subito che era ferito». A quel punto, continua, «sono tornato nell'orto e ho allertato la polizia». Subito dopo «un signore che abita nei dintorni mi ha urlato dal balcone di chiamarla», ammette incalzato dal giudice Rosa, «ma io l'avevo già fatto».
Il giudice, però, vuole vederci chiaro: "C'è un cagnolino che ha picchiato la testa contro un muro"», ha riferito lei alla polizia. Ma come mai ha detto questo se ha visto solo che camminava malamente?». «Non lo so», risponde l'imputato, «non sapevo perché stesse male, è stata la prima motivazione che mi è venuta in mente». Il 55enne esclude poi che i sassi che stava lanciando abbiano potuto colpire il cane: «Quest'ultimo si trovava lontano, a una distanza di circa 10-12 metri».
«A me i cani piacciono» - L'uomo afferma infine di avere una certa affinità con i cani: «Mi piacciono. Quando abitavo in Portogallo ne avevo uno e mi capita tuttora di prendere in custodia il cane di un amico quando lui deve assentarsi da casa».
La frattura al cranio - La parola passa poi al procuratore pubblico Franco Passini. «Il 22 marzo del 2021 è una data che rimarrà impressa a molti a Roveredo. Rex, scappato dal recinto di casa sua, non vi ha più fatto ritorno», esordisce. Quel pomeriggio «secondo i referti medici, Rex ha riportato una frattura della calotta cranica che ha compromesso la parte sinistra del cervello. Vi erano inoltre emorragie acute sul collo che secondo l'esame di due diversi veterinari, tra cui uno del Tierspital di Zurigo, sarebbero state causate da un forte trauma contusivo». Rex «non presentava inoltre delle contusioni sulla pelle», aggiunge il pp., «perciò le sue lesioni non possono essere state causate da un investimento».
«"Teneva il piede sul corpo del cane come per soffocarlo"» - Ma l'elemento chiave è il racconto di due testimoni che avrebbero assistito a parte della scena: «"Ho visto un signore che lanciava dei sassi nell'orto e ho sentito dei forti lamenti e guaiti di sofferenza"», cita Passini. «"A quel punto mi sono spostato per vedere meglio e ho visto che l'uomo stava spingendo con delle pedate un animale, un cane o un gatto, per poi tenere il piede sul suo corpo, come per soffocarlo, finché l'animale non ha smesso di lamentarsi"». Il guaito di Rex, sottolinea il pp., non «può che essere legato a un'azione violenta, e in quel momento in giardino non vi era che l'imputato».
La colpa dell'uomo, conclude Passini, «è da ritenersi grave», ma è «incensurato e si è comportato in maniera adeguata nel corso dell'inchiesta». L'accusa chiede dunque che il 55enne venga condannato a una pena pecuniaria, sospesa condizionalmente per due anni, pari a 10'800 franchi. Si chiede però che l'imputato paghi una multa di 2'000 franchi.
«Una morte agonizzante» - «La frattura riportata da Rex, l'ha confermato il Tierspital di Zurigo, è l'esito di un brutale e massiccio uso della forza, compatibile con l'uso di un oggetto contundente», esordisce l'avvocato dell'accusatore privato Joel Nolli, Christopher Jackson, «questo ha portato Rex a una morte agonizzante». L'imputato, continua, «nega di aver intenzionalmente ferito Rex, ma ha dato versioni sempre diverse, contraddittorie e francamente vigliacche». Le ferite riportate dal pinscher «corrispondono al racconto dei testimoni», sottolinea l'avvocato, «e quest'ultimi, non conoscendo l'imputato, non hanno ragione di mentire». La verità, conclude Jackson, «è che una volta colpito Rex con i sassi, l'uomo, che l'ha visto ferito, l'ha intenzionalmente eliminato, con inaudita crudeltà, per evitare di rispondere dei danni. Per questo ha cercato di occultarne il cadavere dietro il compostaggio. Se il testimone non avesse visto la scena a quest'ora Rex si troverebbe ancora all'interno di quel bidone». L'accusatore privato chiede dunque un risarcimento danni pari a 5'414 franchi.
La difesa - «Questo processo, per citare Alessandro Manzoni, non s'era da fare». È quanto afferma aprendo la sua arringa difensiva l'avvocato Roberto Keller, che chiede l'assoluzione dell'imputato e un risarcimento morale simbolico di un franco. «È stato corretto indagare, sentire quel fanfarone del testimone, ma sarebbe anche stato corretto, in mancanza di prove, abbandonare il caso». Questo «non è stato fatto a causa della pressione emersa attraverso i media e i social network. Mi auguro dunque che la corte non si faccia condizionare da queste influenze», così Keller. L'avvocato sottolinea poi come il 55enne non abbia avuto alcun movente per fare del male a Rex: «Neanche l'accusa ne ha parlato, perché il movente non c'è». Per Keller «è inoltre inverosimile che il cane, confrontato con una sassaiola, non si sia spostato». Le fratture riportate da Rex e descritte dal Tierspital «non possono inoltre essere state causate dal lancio di qualche sasso, per di più di piccole dimensioni, a quella distanza e tirato da sottobraccio».
«Da condannare? Forse in Cecenia, non in Svizzera» - Il racconto del testimone «è cambiato a più riprese», evidenzia infine la difesa, «non collima con la ricostruzione della pubblica accusa, né con quella dell'imputato». «Mi rifiuto di credere che in Svizzera si possa condannare un uomo sulla base di questi elementi, forse in Cecenia, ma non qui», conclude Keller.