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LUMINODopo due anni cadono le accuse: «Mi chiamavano "il mostro". Ora mi lecco le ferite»

05.06.23 - 06:30
A febbraio è arrivato il decreto d’abbandono. L’ uomo, nel frattempo, ha perso quasi tutto.
Depositphotos (HayDmitriy)
Dopo due anni cadono le accuse: «Mi chiamavano "il mostro". Ora mi lecco le ferite»
A febbraio è arrivato il decreto d’abbandono. L’ uomo, nel frattempo, ha perso quasi tutto.

LUMINO - Il decreto d’abbandono, datato 21 febbraio 2023, segna in maniera formale e sostanziale la fine dei procedimenti penali. Per il 55enne nato nel Bellinzonese significa mettere il punto a una vicenda spiacevole, avvenuta due anni fa e finita, ai tempi, un po’ su tutti i media. «Il linciaggio mediatico è stata un’ingiustizia - racconta l’uomo oggi sgravato da ogni accusa - si era scatenato l’inferno. Sembrava di essere in una bolla: cercavo di capire cosa stesse succedendo, ma era impossibile. In quel momento, ti domandi dove sei e cosa ti stia accadendo. Non te ne capaciti».

La storia comincia a maggio 2021 a Lumino con la notizia dell'arresto di un 53enne, cittadino italiano, residente nel Bellinzonese, mentre faceva rientro al suo domicilio. I reati ipotizzati, si scoprì in seguito, erano piuttosto pesanti: tentato omicidio intenzionale, lesioni gravi, lesioni semplici e vie di fatto nei confronti di una cittadina svizzera 46enne, finita all’ospedale.

L’uomo dovette farsi 23 giorni di carcere preventivo: dal 25 maggio al 15 giugno «Una volta uscito - racconta - le persone mi additavano. "Eccolo il mostro, il bastardo". Mi sentivo umiliato. Ho dovuto cambiare casa, affrontare spese aggiuntive non previste: ho accumulato debiti per 30’000 franchi. Infine, ho ceduto la mia attività».

A 55 anni, con in mano il decreto d’abbandono del procedimento penale, la sensazione non è però proprio quella del lieto fine. È anche il segno di uno stigma che il carcere, al netto della conclusione della vicenda, resta sulla testa di chi ci entra anche per pochi giorni. «Sento ancora sulla pelle gli strascichi di quanto mi è successo - aggiunge - Lo Stato se ne frega, per loro sei un numero e basta. Adesso mi lecco le ferite».

Due anni che, come conclude l’uomo (che annuncia possibili denunce), non sono certo volati, anzi. «Il mio avvocato ha detto che, vista la mole di lavoro che pesa sul Ministero pubblico, non sono tanti. Per me, invece, è passato troppo tempo per sancire che i fatti non sussistevano e la mia innocenza. Arrabbiato? Sì, e lo sarò ancora per molto tempo».

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