Microcriminalità e strutture ricettive «al limite»: la SEM corre ai ripari «decidendo sulle singole richieste di asilo, in modo accelerato».
LUGANO - Dopo l'ultimo fatto di cronaca, che a gennaio ha portato al fermo per furto di un 16enne e di un 34enne, entrambi cittadini marocchini richiedenti l'asilo, ci si interroga sulle cause e sulle contromisure a contrasto della microcriminalità, che vede protagonisti giovani nordafricani. Perchè, negli ultimi mesi, di episodi simili se ne sono visti altri.
«Motivi economici» - «L'Algeria e il Marocco sono attualmente i Paesi di origine più importanti per quanto riguarda l'arrivo di richiedenti l'asilo in Svizzera, dopo l'Afghanistan e la Turchia. La stragrande maggioranza dei richiedenti nordafricani sono giovani uomini che hanno lasciato il loro Paese d'origine per motivi economici e che non hanno alcuna prospettiva di asilo in Svizzera o in un altro Paese europeo». Spiega in un'intervista a Tio la Segreteria di Stato della migrazione (SEM).
Aggiungendo che «solo una minoranza di richiedenti l'asilo presenta problemi di comportamento e adattamento. La maggior parte di loro si comporta correttamente».
Episodi isolati - A gettare acqua sul fuoco era stata anche la Polizia cantonale che, nei giorni scorsi, aveva spiegato che i numerosi episodi di furti in poco tempo - almeno nove le persone fermate per furto da novembre a oggi - erano da considerarsi come episodi isolati e quindi non riconducibili a una vera e propria rete criminale. Parole che però non hanno attutito il senso di insicurezza tra la popolazione. Nonostante l'impegno delle forze di polizia è stato massimo e palpabile, specie a dicembre con l'iniziativa Prevena, che ha aumentato la sicurezza con la presenza accresciuta e capillare delle forze dell’ordine su tutto il territorio.
E a questo proposito la Segreteria di Stato precisa: «Va ricordato che la sicurezza esterna è responsabilità della Polizia cantonale, non della SEM». Quella nei Centri federali d'Asilo (CFA) è invece affidata a «imprese di sicurezza private».
«Problemi mentali e di dipendenza» - Che fare invece all'interno dei CFA? «Tutti offrono programmi di occupazione e programmi di lavori di utilità pubblica che, in entrambi i casi, sono volontari. Per le persone che soffrono di problemi di salute mentale e di dipendenza, i CFA stipulano accordi con gli ospedali e i medici della regione, per fornire un'assistenza adeguata».
«Prevenire gli episodi di violenza», Cantone e SEM - Lo scorso ottobre due richiedenti 16enni sono stati arrestati dopo avere aggredito tre poliziotti al Centro federale d'asilo di Balerna. «Negli ultimi anni, la SEM ha investito molto nella prevenzione dei conflitti. È stato sviluppato un concetto completo di prevenzione della violenza, che viene attuato in tutti i CFA. Con consulenti e assistenti spirituali». Incluso il supporto alle persone di religione musulmana.
Decisioni "negative" - In caso si decida per il rimpatrio di chi non ha diritto all'asilo, tocca alle autorità procedere. «I Cantoni sono responsabili dell'esecuzione dell'allontanamento, con il supporto della SEM in termini di identificazione, ottenimento dei documenti di viaggio e organizzazione della partenza».
«Rimpatri volontari e allontanamenti coatti» - Quanto alle tempistiche, per la Svizzera, che - per la comprensibile prudenza nella gestione delle domande d'asilo - è sotto il controllo internazionale, accelerare i rimpatri non è però così semplice.
«La cooperazione con i Paesi del Maghreb può essere definita buona - spiegano ancora dalla Segreteria di Stato - La Svizzera ha un accordo di riammissione con la Tunisia e l'Algeria, che viene prontamente applicato, con la possibilità di organizzare voli speciali, se necessario. Con questi due Paesi e con il Marocco siamo in grado di organizzare rimpatri volontari e allontanamenti coatti».
Strutture al limite: «Decidere più in fretta con il progetto pilota» - Le strutture federali e cantonali sono al limite della loro capacità ricettiva. «Alcune persone provenienti da Paesi di origine con un tasso di accettazione della richiesta d'asilo molto basso stanno mettendo a dura prova i centri di accoglienza federali e cantonali. Dato che queste procedure di asilo non hanno in genere alcuna prospettiva di successo, la SEM sta esaminando e decidendo sulle singole richieste di asilo in modo ancora più rapido, nell'ambito di un progetto pilota».
L'obiettivo è dunque quello di completare tutte le fasi rilevanti per la decisione sull'asilo, già il primo giorno dopo l'arrivo in Svizzera.
«La SEM garantisce che questa procedura molto accelerata sia anche equa e conforme allo Stato di diritto. Fornendo a tutti i richiedenti asilo un'assistenza legale gratuita, anche in questa procedura rapida: tutte le garanzie procedurali sono rispettate. Inoltre, il Governo federale offre a questo gruppo di persone un sostegno per il rientro volontario nel Paese d'origine».
Il progetto pilota per Marocco, Algeria, Tunisia e Libia
«È iniziato il 13 novembre 2023 presso il Centro federale d'asilo di Zurigo. Al fine di acquisire esperienza con questa procedura accelerata aggiuntiva, la SEM sta realizzando il progetto solo con persone di lingua araba, provenienti da Paesi di origine con un tasso di accettazione della loro domanda d’asilo molto basso. Questi Paesi sono Marocco, Algeria, Tunisia e Libia. Se il progetto pilota avrà successo, la procedura di 24 ore sarà estesa ad altri gruppi di persone, provenienti da Paesi di origine con un tasso di riconoscimento molto basso, e agli altri centri federali d'asilo».