Il legale di Ousman Sonko lamenta anche delle lacune procedurali
BELLINZONA - Nelle prime battute del processo dell'ex ministro dell'interno del Gambia Ousman Sonko, accusato di crimini contro l'umanità, la difesa ha criticato la pertinenza delle accuse e lacune procedurali.
Il dibattimento si è aperto stamani davanti alla Corte penale del Tribunale penale federale (TPF) di Bellinzona. Quale questione pregiudiziale, il legale di Sonko, Philippe Currat, ha tra l'altro sostenuto che il Codice penale svizzero non è applicabile a una parte significativa delle accuse.
L'avvocato ha inoltre affermato che gli atti commessi prima del primo gennaio 2011 - data dalla quale la Svizzera, in nome della giurisdizione universale, ha la competenza di giudicare i crimini internazionali più gravi - non possono essere perseguiti a causa del divieto della retroattività del diritto penale.
Currat ha anche elencato numerose fasi del procedimento in cui sono stati commessi errori o sono stati violati i diritti del suo cliente. Ad esempio, gli interrogati in Gambia non erano stati informati del loro diritto alla presenza di un legale.
Una questione pregiudiziale, prevista dal Codice di procedura penale, è una questione che il giudice e le parti possono sollevare nel dibattimento e che concerne in particolare la validità dell'accusa, i presupposti processuali e gli impedimenti a procedere.
Il legale ginevrino ha inoltre chiesto che vengano rimosse dai fascicoli le prove da lui ritenute inficiate e quelle che a suo avviso costituiscono la violazione del diritto dell'imputato. Secondo l'avvocato, stralciando dagli atti tali prove, non vi sarebbe più materiale sufficiente per un'incriminazione, e il procedimento sarebbe da sospendere.
In risposta ai punti sollevati, la procuratrice ha voluto dimostrare chiaramente del perché, a suo avviso, la Svizzera sia responsabile del perseguimento dei reati commessi da Sonko ed ha respinto la tesi della prescrizione - sollevata da Currat per quanto concerne buona parte delle accuse - citando per l'appunto il caso analogo emerso nel processo contro il liberiano Alieu Kosiah, condannato in seconda istanza per crimini contro l'umanità lo scorso anno.
Le accuse di falsificazione mosse dall'avvocato difensore, nonché le affermazioni di condurre indagini segrete sono state definite dalla stessa procuratrice «insinuazioni diffamatorie».
I rappresentanti dei dieci querelanti hanno sostenuto la posizione del Ministero pubblico della Confederazione - che accusa Sonko di numerosi crimini commessi tra il 2000 e il 2016 - secondo cui il Codice penale elvetico e gli accordi internazionali obbligano la Svizzera a perseguire i reati contestati.