Martedì l'ex ministro dell'Interno del Gambia ha preso la parola per la prima volta
BELLINZONA - Nella seconda giornata del processo all'ex ministro dell'Interno del Gambia Ousman Sonko, il Tribunale penale federale (TPF) di Bellinzona ha deciso di continuare il procedimento e, nonostante le obiezioni della difesa, ha ritenuto l'atto d'accusa integralmente valido.
Il 15 giugno dell'anno scorso la Corte penale del TPF aveva invitato il Ministero pubblico della Confederazione (MPC) a modificare e ampliare l'atto d'accusa: la richiesta, sebbene facoltativa, è conforme all'articolo 333, paragrafi 1 e 2, del Codice di procedura penale (CPP). L'avvocato di Sonko ha chiesto al TPF di attenersi alla prima versione del documento depositata dal MPC.
L'atto d'accusa contempla in particolare i delitti di omicidio intenzionale, lesione grave, esposizione a pericolo della vita altrui e violenza carnale, commessi tra il gennaio del 2000 e il settembre del 2016, quando Sonko è stato destituito dal suo incarico di ministro dell'interno. La Corte penale del TPF, come tribunale di prima istanza, dovrà stabilire se i crimini sono stati commessi come parte di un attacco esteso e sistematico contro la popolazione civile e quindi qualificabili come crimini contro l'umanità.
La parola all'imputato
Prendendo la prima volta la parola nel corso del processo, oggi Ousman Sonko ha ricordato la Carta di Manden dell'Africa occidentale del XIII secolo, probabilmente la più antica dichiarazione dei diritti umani. L'uomo ha raccontato di aver partecipato alla missione di pace delle Nazioni Unite in Sierra Leone dal 2001 al 2002 e di essere stato premiato dalle Nazioni Unite per i suoi servizi. Inoltre, ha sottolineato, il rapporto del carcere regionale di Thun lo descrive come una persona come «piacevole e tranquilla».
Dopo queste dichiarazioni, la Corte ha iniziato a interrogare Sonko sull'attacco sistematico contro la popolazione civile del Gambia, ipotizzata dall'MPC riferita in diversi rapporti di organizzazioni internazionali. Con queste domande il giudice incaricato dell'interrogatorio ha cercato di far luce su chi fosse al comando dell'unità speciale paramilitare Junglers, ritenuta responsabile di numerosi casi di tortura ed esecuzioni extragiudiziali in Gambia. Sono stati discussi anche i rapporti di Sonko con i famigerati servizi segreti.
L'uomo ha negato di aver avuto qualsiasi autorità, sia formale che di fatto, e di essere stato il braccio destro dell'ex presidente del Gambia Yahya Jammeh.