Il Consigliere di Stato conferma il sinistro dopo l'atto parlamentare del presidente del Centro. Ma precisa: «Procedura rispettata»
BELLINZONA - Incidente sì, abuso di potere no. È questa, in sostanza, la risposta data dal Consigliere di Stato Norman Gobbi in merito al sinistro che lo ha visto coinvolto lo scorso 15 dicembre e del quale si occupa l'interpellanza inoltrata al Governo da Fiorenzo Dadò.
Le domande di Dadò - «Un misterioso incidente, è abuso di potere?» scrive il presidente del Centro, senza fare nomi e indicando genericamente i membri del Consiglio di Stato. «in questi mesi si è diffusa capillarmente sul territorio ticinese la voce di un sospetto atteggiamento di favore da parte della polizia verso una/un politica/o che parrebbe essere allarmante, in quanto lesivo dell’immagine delle Istituzioni e della relazione di fiducia Stato-cittadino». Dadò parla di voci sempre più insistenti tra la popolazione in merito ai risvolti collegati all'incidente «che parrebbero coinvolgere anche il Corpo di polizia». Dadò chiede trasparenza «nella speranza che nulla di quanto viene oggi ipotizzato nel Paese, sia realmente capitato» e che la questione sia «urgentemente verificata dal governo e chiarita in modo ineccepibile».
La versione di Gobbi - La questione sarà chiarita seguendo l'iter istituzionale (quindi la risposta avverrà nell'aula del Gran Consiglio, durante la prossima seduta), ma Gobbi ha già fornito la sua versione dei fatti a laRegione. «Anzitutto l’incidente non l’ho provocato io, ma è accaduto perché un veicolo ha lasciato la corsia di emergenza immettendosi in quella di scorrimento senza accorgersi che stavo sopraggiungendo: l’impatto, pur con la prudenza dovuta, è stato inevitabile. Nonostante lo spavento non ci sono per fortuna state conseguenze gravi».
«Nel rispetto della procedura» - Dadò chiedeva chi fosse stato a chiamare la polizia e Gobbi risponde di averlo fatto personalmente. «All’alcol test precursore sono risultato lievemente superiore al limite, sono quindi stato sottoposto al test probatorio, quello definitivo, da cui è risultato che ero nella norma. Il tutto si è svolto – sia ben chiaro – nel rispetto della procedura». Quindi: incidente sì, ma ritiro della patente no. Conclude il Consigliere di Stato leghista: «Sono venticinque anni che ricopro cariche pubbliche e alla luce anche di casi analoghi che hanno coinvolto in passato politici, tenere segrete certe cose, oltre a mancare di rispetto verso i cittadini e le cittadine, non serve a nulla, perché prima o poi, come abbiamo sempre visto, escono. Se mi avessero ritirato la patente, lo avrei subito comunicato pubblicamente scusandomi con i ticinesi. Ma non ci sto quando mi si mette in cattiva luce per cose non vere».