Nega tutto il 63enne del Luganese accusato di aver pianificato l'omicidio del nuovo compagno della moglie: «Pensavo solo a suicidarmi».
LUGANO - «Non ho mai pensato di uccidere l'amante di mia moglie. Cercando la pistola pensavo solo al mio suicidio». È quanto sostiene il 63enne italiano residente nel Luganese oggi alla sbarra alle Assise criminali di Lugano.
L'uomo, lo ricordiamo, è stato arrestato a settembre 2023 con l'accusa di aver pianificato di uccidere l'uomo per il quale la moglie l'aveva lasciato. Due mesi prima quest'ultima gli aveva infatti detto di volersi separare da lui, e da allora il 63enne ha ripetutamente tentato di acquistare illegalmente una pistola.
Il sospetto è che intendesse mettere in atto un omicidio o un omicidio-suicidio. L'imputato, però, nega tutto, e sostiene che era alla ricerca dell'arma solo perché intendeva togliersi la vita.
«Avevo deciso di farla finita» - «Mia moglie mi ha detto che andava via da casa, che aveva conosciuto un'altra persona e la amava», spiega. «La mia reazione è stata quella di dirle di andare via subito, poi mi sono pentito e le ho proposto di fare delle ultime vacanze insieme».
«L'idea di suicidarmi mi è venuta quando siamo andati in vacanza l'ultima volta e ho preso coscienza che non l'avrei più vista: mi son trovato a 62 anni senza figli e senza moglie, e la ditta andava male, avevo quindi deciso di farla finita. All'inizio a mia moglie facevo solo capire che avevo questa intenzione, poi ho iniziato a dirglielo espressamente».
La versione della donna, però, è un po' diversa, fa notare il giudice Amos Pagnamenta. «Sua moglie ha dichiarato che lei diceva che si sarebbe buttato dal balcone, poi che si sarebbe ucciso in un qualche altro modo senza specificare come. Ha detto però che è anche capitato che lei dicesse che avrebbe ucciso questa persona e poi si sarebbe suicidato». Il 63enne, in tutta risposta, tentenna: «Non ricordo se l'ho detto, al massimo in un momento di rabbia».
«L'amante? Non sapevo chi fosse» - «Ci ha mai pensato di commettere un omicidio-suicidio?», chiede poi, senza tanti giri di parole, Pagnamenta. «No, oltre al fatto che io non sapevo neanche chi fosse l'amante. E poi voglio talmente bene a mia moglie che sono contento che abbia trovato qualcun altro».
Alcune conversazioni e scambi di messaggi con amici e conoscenti sembrano però suggerire diversamente. «Lei ha scritto: "Meglio se non lo conosco, se no lo porto via insieme a me"», osserva il giudice. «Non ho mai pensato seriamente una cosa del genere», replica l'imputato. Pagnamenta, però, insiste: «Secondo la testimonianza di un amico lei ha anche detto "Farò in modo che non solo mia mamma pianga la perdita di un figlio, ma anche la mamma di lui"». «Sì l'ho detto, ma non credo sarei riuscito a fare una cosa del genere. Anzi sono sicuro che non l'avrei fatto», replica in tutta risposta il 63enne.
«"Avessi una pistola lo ammazzerei"» - A suscitare altri dubbi sulle reali intenzioni dell'uomo è poi un ulteriore, e ancor più esplicito, messaggio. «Lei ha scritto "Avessi una pistola in questo momento ammazzerei quest'uomo, perché si è messo a rompere il c***o tra moglie e marito"», evidenzia il giudice. «Questo me lo ricordo, l'avrò scritto perché ero arrabbiato, ma non ho mai pensato di fare del male a questa persona veramente», chiosa l'imputato.
«Mi sono attivato per cercare una pistola, è vero. Ho chiesto ad amici e conoscenti, contattando almeno cinque persone. Io magari dicevo che volevo fargli del male, ma intendevo solo gridargli contro o tirargli un pugno. La pistola era solo per me stesso», ribadisce.
La rabbia verso l'amante - Lo psicologo dell'accusato, che ha iniziato a seguirlo dopo la rottura con la moglie, ha però dichiarato che «se l'uomo in un primo tempo si mostrava più autolesionista, in un secondo manifestava più che altro rabbia verso l'amante, e ha detto che avrebbe anche potuto fargli qualcosa di male».
Ma la tesi del suicidio non convince neanche in prospettiva delle scelte professionali che il 63enne stava facendo mentre cercava di procurarsi la pistola. «Ci spiega come coincide il progetto di aprire un'altra società con il togliersi la vita?», chiede Pagnamenta. «Era un modo di scegliere di vivere, speravo che magari una volta creata mi sarei concentrato sulla nuova ditta», risponde l'imputato.