Chiesti quattro anni e tre mesi di detenzione, sospesi in favore di un trattamento stazionario, per una 27enne del Luganese.
LUGANO - «Quello che è successo la mattina dello scorso 25 ottobre è il culmine di una notte di eccessi passata a consumare stupefacenti. E solo grazie al caso le coltellate riportate dalla vittima non sono risultate letali». È quanto ha detto stamattina, alle Assise criminali di Lugano, il procuratore pubblico Pablo Fäh durante il processo che vede protagonista una 27enne ticinese accusata di tentato omicidio.
La donna, lo ricordiamo, ha agito durante una lite, accoltellando al viso e al collo un marocchino residente in Italia che si trovava nel suo appartamento di Lugano, insieme ad altre due persone, per consumare cocaina. Per lei la pubblica accusa ha chiesto una pena di quattro anni e tre mesi di detenzione sospesa in favore di un trattamento terapeutico stazionario in una struttura chiusa per la cura della tossicodipendenza.
Una coltellata alla giugulare - «Quelle sferrate dalla giovane sono state coltellate dirette alla parte alta del corpo dell'uomo, in particolare al viso e al collo, all'altezza della giugulare», ha sottolineato Fäh. «L'imputata ha così creato un rischio enorme per la vita di una persona. La lite nasce poi per futili motivi, il fatto che la vittima non volesse andarsene dal suo appartamento, e ha avuto un crescendo».
«Nessuna violenza da parte della vittima» - Secondo la pubblica accusa «non risulta inoltre che l'uomo sia stato violento o abbia tentato di aggredire la giovane, al di là dei reciproci spintoni. Quanto da lei riferito, cioè che pensava che lui volesse buttarla giù dalle scale, non ha inoltre senso nella dinamica del racconto ed è chiaramente un'esagerazione per giustificare le coltellate».
Per il procuratore «non risulta nemmeno che l'uomo abbia chiesto favori sessuali alla 27enne, né che si sia mostrato minaccioso nei suoi confronti». Quelle fatte dall'imputata sarebbero quindi «dichiarazioni di comodo» e le versioni da lei fornite sono state definite «discordanti».
«Quelle coltellate potevano provocare la morte» - Fäh precisa infine che «le coltellate sono state sferrate intenzionalmente verso zone vitali ed erano chiaramente idonee a provocare la morte di una persona». Una di queste ha infatti provocato una ferita da taglio di sei centimetri nella zona della giugulare.
La 27enne, dal canto suo, ha spiegato che il tutto è iniziato con un litigio che ha portato lei e l'amico a insultarsi e a spintonarsi. Lei avrebbe poi preso il coltello, trovato in cucina, unicamente per indurlo ad andarsene, ma, mentre lui la teneva e lei si sbracciava per liberarsi, avrebbe finito per colpirlo inavvertitamente.
«Sbracciavo e l'ho colpito» - «Io pensavo solo a liberarmi di lui, a togliermelo di dosso, e sbracciavo. A quel punto l'ho colpito con il coltello al collo e sulla giacca, poi alla coscia», ha dichiarato. In seguito, racconta, «lui si è avvicinato e ha fatto per tirarmi un pugno. Io d'istinto, per fermarlo, ho mosso la mano in avanti, quella in cui avevo il coltello, e ho visto che l'ho colpito in viso, vicino al naso».
«In quel momento volevo solo liberarmi delle sue strattonate, non volevo colpirlo al collo, né cavargli un occhio», ha specificato infine l'imputata.
La ragazza, è emerso in aula, ha iniziato a consumare stupefacenti quando aveva 15 anni e non ha mai concluso una formazione professionale. La perizia psichiatrica ha rilevato in lei un disturbo della personalità misto caratterizzato da immaturità psicoaffettiva, irritabilità e ansia, oltre che una sindrome di dipendenza da stupefacenti.