Al 53enne è stata comminata una pena di due anni di detenzione sospesa con la condizionale.
LUGANO - Ripetuta amministrazione infedele aggravata, ripetuta falsità in documenti e conseguimento fraudolento di una falsa attestazione. Sono questi i reati di cui è stato ritenuto colpevole oggi l'ex direttore dell'Oceano di Pazzallo, condannato a due anni di detenzione sospesi con la condizionale per un periodo di prova di tre anni.
Tra il 2015 e il 2022, ha stabilito la Corte delle Assise criminali di Lugano, il 53enne ha sottratto oltre un milione di franchi alla società che gestisce il postribolo, sfruttando la sua posizione professionale per soddisfare interessi finanziari privati.
"Una giostra sbagliata" - «È giusto quel che ha detto la pubblica accusa: quella su cui è salito l'imputato con la gestione dell'Oceano "era una giostra sbagliata"», esordisce il giudice Siro Quadri. «Durante il dibattimento», viene poi sottolineato, «il 53enne ha fatto delle dichiarazioni diverse rispetto a quelle fornite durante la fase istruttoria, e la Corte è giunta alla conclusione che la versione dei fatti più credibile è quella iniziale». I vari resoconti non sarebbero infatti sempre stati lineari e in più occasioni, all'inizio dell'inchiesta, l'imputato non ha collaborato con gli inquirenti.
Quando i conti non tornano - «Le cifre», secondo la Corte, «mostrano inoltre chiaramente che la contabilità non è stata gestita con scienza e coscienza».
Spese pazze e belle donne - Altro indizio di colpevolezza «è lo stile di vita che teneva l'imputato, non certo parsimonioso, e il salario che percepiva non era sicuramente sufficiente a giustificare tutte queste spese», spiega Quadri. L'atto d'accusa, per la Corte, «è quindi totalmente fondato», a eccezione dell'imputazione di ripetuto riciclaggio di denaro, dalla quale il 53enne è stato prosciolto.
L'uomo, lo ricordiamo, era stato arrestato nel novembre del 2022 dopo che era stato denunciato dal titolare della società, ma ha scontato soltanto 85 giorni di carcere preventivo.
Durante il dibattimento la pubblica accusa aveva chiesto tre anni di detenzione, di cui sei mesi da espiare, mentre la difesa aveva spinto per una pena interamente sospesa con la condizionale.