Secondo Le Matin Dimanche altri due ticinesi sono a Qamishli in qualità di "collaboratori" della milizia cristiana
DAMASCO - Si infittisce il giallo sulla sorte di Sait Cosar, il 53enne siro-ticinese rapito in Siria lo scorso 12 agosto e detenuto dal regime di Bashar Al-Assad in circostanze finora mai chiarite. Spunta un certificato di morte “per arresto cardiaco” rilasciato in un ospedale di Damasco la sera dello stesso 12 agosto, alle 22.00. L’orario è importante. “I conti non tornano. Cosar è stato sequestrato alle 22.30 a Qamishli, al confine con la Turchia: come è possibile che la sua morte sia stata certificata da un medico a Damasco, a centinaia di km di distanza, mezz’ora prima?” commenta a 20 Minuti Besim Atabalgim, amico di Cosar e responsabile del Centro Culturale di Bethnahrin di Locarno. “Nessuno, familiari ed amici, crede nella veridicità di questo certificato. I familiari di Cosar si sono recati a Damasco e hanno aspettato un mese di vedere la salma di Sait: niente. Il sospetto è che sia stato torturato, e che lo si voglia tener nascosto”.
Secondo quanto riferito a Le Matin Dimanche dai familiari di Cosar, i medici autori del certificato avrebbero confessato di esser stati costretti a redigere certificati di decesso di persone “di cui non avevano nemmeno mai visto la salma”.
Altri due Ticinesi coinvolti - Il sequestro di Cosar, scrive il settimanale romando, sarebbe da ricondurre alle sue attività politiche nel paese d’origine. Attività legate agli aiuti umanitari (quando è stato rapito Cosar scortava in Siria 80 tonnellate di alimenti, assieme a due amici) ma non solo. Come riferito a suo tempo da 20 Minuti, il figlio 31enne di Cosar, Johann, si trova a sua volta in Siria, e farebbe parte di una milizia cristiana con base a Qamishli. Ora, secondo fonti citate da Le Matin Dimanche, al suo fianco ci sarebbero anche altri due ticinesi. Indiscrezione “assolutamente falsa” per Atabalgim: “Non ci risulta la presenza di altri ticinesi a Qamishli”. Sul numero di cittadini svizzeri partiti per la Siria “non forniamo precisazioni. Ci tengo però a sottolineare che lo scopo della loro presenza è principalmente umanitario. Anche il fine delle milizie presenti sul posto è esclusivamente difensivo”.