Dai timori del Liceo Sant’Anna davanti a una nuova legge che vieta gli esami in Italia, al mal di pancia degli storici istituti cattolici. La Commissione si spacca con Morisoli annunciato in trincea
BELLINZONA - La stretta sulle autorizzazioni all’insegnamento proposta dal Governo dopo il caso dell’Istituto Fogazzaro preoccupa le scuole private. Timori e malumori che ieri hanno bussato alla porta della Commissione Formazione e cultura che si pronuncerà sulle modifiche di alcuni articoli della Legge della scuola. Da un lato il Consiglio di Stato intende limitare l’autorizzazione alle scuole private che preparano ad esami di maturità che si svolgono in Svizzera. Una misura ad hoc per evitare che si ripetano situazioni come quelle dei diplomi di maturità ottenuti dagli studenti del Fogazzaro in un istituto parificato del napoletano. In più, per le stesse scuole, s'aggiunge l’obbligo di presentare, ai fini del via libera, un progetto pedagogico e un piano finanziario.
Preoccupati, ma Bertoli rassicura - L’intento dichiarato è quello di scremare le, come recita il messaggio, «proposte scolastiche poco solide o di scarso valore». Ma le richieste hanno messo in allarme l’intero settore. Dal Collegio Papio, all’Istituto Elvetico, passando per il Liceo Diocesano e altri attori, ieri le principali scuole private ticinesi hanno espresso le loro perplessità davanti ai commissari. Perplessità di due tipi, come spiega a Tio/20Minuti la presidente della Commissione, la deputata Maristella Polli (PLR). Il più preoccupato è l’Istituto Sant’Anna di Lugano, il cui Liceo assieme all’associata Santa Caterina di Locarno prepara gli studenti per superare la maturità linguistica al Liceo statale di Varese. L’avvocato Nicola Fornara, che è l’amministratore delegato del Gruppo Sant’Anna, «si è subito recato - riferisce Polli - dal direttore del Decs Manuele Bertoli. Nel regolamento si specifica infatti che potrebbero esserci delle eccezioni. Fornara ha ricevuto una rassicurazione verbale da Bertoli che il Sant'Anna dovrebbe ricevere un’autorizzazione indipendentemente dal fatto che gli esami vengano svolti in Italia. Questo però non rassicura sufficientemente l'Istituto».
«Noi radicati da decenni» - Di diverso tenore, invece, il mal di pancia delle scuole private di ispirazione cristiana, come il Papio, l’Elvetico o il Liceo Diocesano. «Loro, proprio perché radicati da decenni nel territorio, ritengono ingiusto che ogni quattro anni debbano dal punto di vista burocratico riproporre richiesta per l’autorizzazione. Per loro significa lavoro supplementare che richiede un investimento». Non da ultimo le stesse scuole storcono il naso davanti alla prospettiva di dover pagare una tassa, «attribuita agli istituti privati a dipendenza del percorso di controllo sulla qualità da 200 a 5’000 franchi. Tali scuole temono che a pagarne le conseguenze saranno gli studenti con rette più care».
Battaglia annunciata - Sul tema la Commissione si è spaccata: «Tutti noi siamo d’accordo che bisogna evitare gli abusi - dice la presidente -. Però questa legge mette tutte le scuole private in una condizione non ideale. Ci saranno perciò due rapporti, uno firmato da Sergio Morisoli (Udc) che rifiuta in toto la modifica di legge, l’altro da Raoul Ghisletta (Ps) che dice sì alla modifica, ma con le raccomandazioni della Commissione sia per le scuole già radicate sia per le eccezioni, annunciate del resto da Bertoli, da inserire nel regolamento. Resta da stabilire chi avrà la maggioranza».