Al Governo l'interpellanza per chiedere lumi sull'atteggiamento, definito «riprovevole», del consigliere nazionale
Mal digerita sembra essere la ripresa delle attività della ditta del politico, attiva nel settore della metalcostruzione
Un atteggiamento «molto riprovevole». Così viene definito dall'Mps l'agire di Fabio Regazzi, consigliere nazionale PPD e presidente AITI, nel contesto dell’emergenza sanitaria dovuta al Covid-19.
In un'interpellanza al Governo, il Movimento per il socialismo sottolinea come la Regazzi SA, attiva nel settore della metalcostruzione, «malgrado il blocco delle attività nei cantieri per due giorni», abbia «continuato tranquillamente l’attività». «Alcuni dipendenti - si legge nell'atto parlamentare - sono stati mandati a cambiare le tapparelle in una scuola media. Altri suoi operai sono stati occupati a montar infissi negli stabili del futuro campus universitario USI / SUPSI di Viganello».
Quindi si incalza: «Non contento Regazzi ed il suo compare Modenini, a nome della AITI, avevano chiesto al consiglio di stato di permettere alle aziende industriali di poter lavorare durante il ponte di San Giuseppe, malgrado questi due giorni fossero stati decretati come festivi».
L'Mps punta il dito anche contro quelli che definisce «gli amici di Regazzi». «Swissmem ed Economisuisse - si prosegue -, hanno fatto di tutto per minare la decisione del Consiglio di stato ticinese di decretare il blocco di tutte le attività produttive non socialmente necessarie. Un tentativo riuscito [...] mentre Regazzi firmava l’appello dei “ticinesi” al consiglio federale con cui si chiede di “fermare subito ogni attività economica e sociale non indispensabile alla vita"».
Oggi, 30 marzo, Fabio Regazzi avrebbe fatto riprendere il lavoro ai suoi dipendenti. «A dimostrazione che per il capo degli industriali ticinesi ciò che conta è il proprio tornaconto economico personale. La salute di chi lavora in Ticino viene dopo…».
Proprio in seguito a questa ripresa, al Governo vengono quindi poste le seguenti domande: