L'appello del presidente del PPD Fiorenzo Dadò. Che si unisce alla richiesta dei sindaci di chiudere il Gottardo
«Fermiamo l'esodo pasquale dalla Svizzera interna». Dopo i sindaci del Malcantone, un appello a chiudere il San Gottardo in vista dell'esodo pasquale arriva ora dal PPD. È il presidente cantonale Fiorenzo Dadò a lanciare un grido d'allarme.
«La situazione in cui ci troviamo richiede flessibilità e decisioni rapide» scrive Dadò in una lettera a tio.ch/20minuti. «Abbiamo bisogno di scelte forti, non condizionate da interessi settoriali o dalla paura».
Il presidente del PPD si rivolge quindi al governo, a cui ribadisce «l'appoggio e la riconoscenza» del partito «per quanto fatto finora». Al Consiglio di Stato Dadò chiede di «esprimere lo stesso coraggio dimostrato sin qui» e di «intervenire d'imperio per fermare l'esodo pasquale dei villeggianti d'Oltralpe». Dopo la chiusura delle scuole, dei bar e dei negozi, il divieto ai cittadini di riunirsi in spazi pubblici e ai 65enni di fare la spesa, «volete che non si possa impedire ai turisti svizzeri di venire in Ticino?» chiede Dadò in conclusione.
La lettera completa:
La situazione in cui ci troviamo, proprio perché in continua evoluzione, richiede flessibilità e decisioni rapide. La drammaticità di queste settimane tocca la nostra sfera più intima, la nostra sensibilità. Se pensiamo a coloro che soffrono e muoiono nella solitudine dell’isolamento e all’angoscia dei loro famigliari che non possono neppure stringer loro la mano, ci mancano le parole. Abbiamo perciò bisogno di venir rassicurati da scelte forti, non condizionate da interessi settoriali e dalla paura. A essere prioritari sono la salvezza delle vite, e quindi il contenimento del contagio. Ed è per questo che le ultime dichiarazioni della signora Keller Sutter - apparse in questi giorni - non ci rassicurano affatto così come sono inquietanti le richieste dei massimi vertici dell’UDC di riaprire tutto. Sembra che al di là delle Alpi si viva su di un altro pianeta dove la percezione sia diversa e non si capisca ancora cosa stia succedendo qui. Speriamo di sbagliarci, ma questa impressione deve indurci a non indietreggiare e a perseverare nella linea restrittiva.
Da lunedì scorso il Cantone può concedere con maggior facilità deroghe alle aziende che ne fanno richiesta e già in questi giorni si è potuto constatare un aumento del via vai sulle strade. Questo porterà molto presto i cittadini - che sino ad oggi hanno seguito abbastanza diligentemente le indicazioni - all’errata percezione che il peggio stia passando. Ma basta anche solo leggere le interviste a diversi esperti mondiali per rendersi conto che non è così e che il peggio non è passato. La realtà ce la spiega su “La Repubblica” Alessandro Vespignani, esperto di modelli informatici per la diffusione delle epidemie alla Northeastern University di Boston. Vespignani, riferendosi all’immunità di gregge e facendo un confronto molto chiaro con un incendio di una foresta, dichiara che “il virus ha toccato solo una piccola quota della popolazione. È come se più del 90% degli alberi non fosse ancora bruciato. Resta però pronto a farlo alla prima occasione, e di scintille in giro ce ne sono parecchie”. E sempre su “La Repubblica” il responsabile del dipartimento di malattie infettive all’Istituto Superiore di Sanità Gianni Rezza lo conferma, asserendo che “se avessimo lasciato correre il virus avremmo fatto bruciare tutta la foresta, poi l’epidemia avrebbe rallentato e si sarebbe spenta per mancanza di carburante. Ma sul campo avremmo lasciato un numero enorme di vittime”. In pratica, il distanziamento sociale e le restrizioni imposte fino ad oggi dal Consiglio di Stato hanno tenuto il fuoco sotto controllo, ma molte micce sono ancora accese, pronte a farlo divampare. Allentare ora le restrizioni o non fare ulteriori passi significherebbe aver lottato per nulla, vanificando i sacrifici. Sarebbe un errore madornale che non ci possiamo assolutamente permettere.
La responsabilità non è qualcosa di indefinito, è in mano a chi prende le decisioni. Non si possono lasciare i Comuni soli, a prendere provvedimenti di polizia che non sono di loro competenza. Al Governo, al quale va il nostro appoggio e riconoscenza per quanto fatto, chiediamo di esprimere lo stesso coraggio dimostrato sin qui, intervenendo d’imperio per fermare l’esodo pasquale dei villeggianti d’Oltralpe che arriveranno ad occupare le loro case secondarie in Ticino. Se per far fronte all’emergenza si è potuto chiudere le scuole, i bar, i negozi e, ancora, si è potuto vietare ai cittadini di ritrovarsi in un parco giochi e alle persone di più di 65 anni di andare a fare la spesa, volete che non si possa impedire ai turisti svizzeri di venire in Ticino? Gli appelli vanno bene, ma il rischio di intasare i nostri ospedali vanificando quanto fatto e di riaccendere l’epidemia è troppo alto per non fare nulla di realmente decisivo.