Dure le critiche mosse per i 110 licenziamenti nonostante la richiesta del lavoro ridotto per gran parte del personale
AGNO - Alla luce del recente annuncio dell'importante taglio di personale da parte della Mikron, l'MpS torna a chiedere chiarezza (questa volta interpellando il Governo) in merito a quella che non esita a definire una «irresponsabilità sociale» da parte delle imprese.
Già alcuni mesi fa il Movimento per il Socialismo aveva sollevato critiche circa il fatto che l'azienda di Agno, che si occupa di fornire macchinari all'industria automobilistica, avesse ricorso al lavoro ridotto mentre, contemporaneamente, procedeva a dei licenziamenti (allora si trattava di una ventina di dipendenti, pari a circa il 7% della forza lavoro). Questo mentre la stessa ditta macinava «utili milionari con risultati positivi sia nel 2018 che nel 2019». Non viene dimenticato inoltre di menzionare gli sgravi fiscali «dei quali questa importante azienda, al pari di molte altre, potrà usufruire a seguito delle riforme fiscali approvate sia in sede cantonale che federale (RFFA)».
Citando il recente caso della Philippe Plein, l'Mps incalza: «Da anni Governo e Parlamento stanno facendo di tutto per sostenere le aziende, con denaro pubblico, e queste rispondono sempre più spesso con lo stesso metodo utilizzato dalla Mikron».
Al Consiglio di Stato viene quindi chiesto se, ancora una volta, la Mikron abbia fatto ricorso al lavoro ridotto, questa volta per almeno 260 dipendenti, lavorando quindi a regime ridotto con 70 lavoratori, nonostante abbia già annunciato la soppressione di 110 dipendenti.
Quindi al capo del DFE e del governo Christian Vitta, viene rivolto l'invito di recarsi nuovamente presso l'azienda (un incontro vi era stato solo negli scorsi mesi) per «valutare la situazione e richiamarla alle proprie “responsabilità sociali”, chiedendo il ritiro dei 110 licenziamenti».
La preoccupazione dell'Mps è che «sempre più aziende si troveranno in condizioni di poter licenziare il personale senza nessun tipo di vera necessità e senza nessun controllo e limite». Per questo al Governo viene domandato se non ritenga di «dover emanare della indicazioni all’attenzione delle imprese, invitandole a dare prova della tanto invocata “responsabilità sociale” in un momento così difficile».