I vertici di DECS sono accusati di aver agito senza ascoltare le opinioni degli altri attori chiamati in causa
BELLINZONA - Il Movimento per il socialismo MPS chiede le dimissioni del direttore del DECS Manuele Bertoli e di Emanuele Berger, direttore della Divisione della scuola. Motivo? La risoluzione adottata ieri in vista della riapertura delle scuole, che viene definita «l’ultima di una serie di pessime decisioni politiche che hanno investito, in questi ultimi anni, la scuola ticinese».
I problemi di fondo sono sempre gli stessi, sostiene l'MPS: «L’assoluta indifferenza dei vertici del DECS nei confronti delle opinioni delle altre componenti della scuola (insegnanti, genitori, studenti): nessun ascolto nei confronti di chi ha posto seri interrogativi sulla possibilità di riaprire, in forme più o meno limitate, le scuole dell’obbligo. Nemmeno l’opinione di medici, pediatri, specialisti è stata seriamente presa sul serio».
L'MPS sottolinea come la grande maggioranza dei direttori delle scuole medie abbia espresso contrarietà di fronte alle intenzioni del DECS. «Oggi costoro vedono non solo ignorate le loro
preoccupazioni e le loro richieste, ma sono confrontati con decisioni che ribaltano su di loro le maggiori responsabilità per l’applicazione della strategia dipartimentale. Chi ha letto con attenzione le direttive emanate avrà constatato che il messaggio è abbastanza semplice: priorità, costi quel che costi, alla riapertura: e per tutto il resto (organizzazione, protezione, etc.) che si arrangino i singoli istituti, a cominciare dalle direzioni».
L'MPS accusa i vertici del DECS di un «atteggiamento di sufficienza, combinata con una dose di autoritarismo e insofferenza». Quante volte, aggiunge il Movimento, abbiamo assistito ad un atteggiamento di indisponibilità di principio nei confronti di chi osava rimettere in discussione gli orientamenti pedagogici difesi, meglio dire imposti, dal Dipartimento? «Quante volte abbiamo assistito, di fronte a motivate e documentate critiche della politica dipartimentale, non solo al rifiuto di entrare in materia, ma al tentativo di delegittimare chi sollevava tali critiche?».
Andando a gettare lo sguardo anche su vicende del passato, come "La scuola che verrà", l'MPS conclude che «questa gestione della scuola (che dura ormai da diversi anni) ha condotto a una fase di stagnazione della scuola ticinese come non se ne conosceva da decenni, incapace di affrontare i mutamenti sociali e culturali che coinvolgono pesantemente la scuola, i suoi valori, il suo rapporto con la società. Una stagnazione che si riflette sulla qualità dei livelli di insegnamento e di apprendimento, rappresentando un inesorabile declino, che non può certo essere né nascosto, né contraddetto dalla presentazione degli estemporanei risultati PISA».
La dura conclusione è questa: «Appare necessario, per il bene della scuola ticinese, che le due persone che con il loro atteggiamento, la loro arroganza e la loro inadeguatezza ci hanno condotti a questa situazione, si facciano da parte. Manuele Bertoli ed Emanuele Berger dovrebbero tirare le conseguenze di tutto questo e dimettersi: è quello che, siamo sicuri, pensano anche la stragrande maggioranza delle e degli insegnanti e dei cittadini e delle cittadine di questo cantone».