Terremoto nell'UDC bellinzonese. Se ne vanno in quattro: presidente, segretario e due vice. «Attacchi inaccettabili»
BELLINZONA - Volano stracci in casa democentrista. E mezza sezione si dimette. Nei giorni scorsi il presidente dell'UDC di Bellinzona ha lasciato l'incarico sbattendo la porta, assieme ai due vice e al segretario. Il motivo: dissensi con i vertici cantonali del partito.
Che covassero dei malumori nel gruppo democentrista del Bellinzonese lo avevamo già scritto. Cose di "prima dell'epidemia", una vita fa: ma alla prima riunione della sezione UDC dopo il lockdown, tenutasi settimana scorsa, i nodi sono venuti al pettine.
Comunicazioni ufficiali sono ancora attese: ma stando alle informazioni raccolte, dietro alle dimissioni del presidente di sezione Ivano De Luigi, dei vice Alessandro Torriani e Arturo Burini e del segretario Antonio Micheli ci sarebbero delle divergenze sulle candidature per le Comunali. Un contrasto che si trascinava da tempo. La goccia che ha fatto traboccare il vaso: una telefonata al vetriolo tra De Luigi e il presidente cantonale Piero Marchesi, avvenuta venerdì scorso.
Secondo i bene informati, nel battibecco sarebbero volate parole pesanti. Alla telefonata hanno fatto poi seguito una lettera formale di dimissioni. «Non accettiamo interferenze da parte di nessuno, e rivendichiamo la nostra autonomia decisionale» spiega per tutti Alessandro Torriani, (ex) vice-presidente della sezione. «Auspicavamo un dialogo costruttivo, le divergenze sulle liste non sono incolmabili. Così non è avvenuto, e abbiamo agito di conseguenza».
L'oggetto del contendere: la composizione della lista mista, e l'alleanza con la Lega. «A Locarno e a Lugano l'UDC corre da sola, e noi crediamo che anche a Bellinzona avremmo potuto cavarcela con le nostre gambe» continua Torriani. «Siamo aperti al dialogo, ma non alle imposizioni dall'alto. E soprattutto non con questi modi».
Rottura definitiva, dunque? Forse no. I dimissionari si dicono pronti a rientrare nei ranghi «qualora da parte del presidente cantonale dovesse manifestarsi un atteggiamento diverso e un ripensamento». L'ultimatum è per questa settimana. Ma il presidente Marchesi, finora, non ha ancora risposto alla lettera.