I filari sulle colline sono un simbolo ticinese che potrebbe andare perso.
Fabio Badasci e cofirmatari hanno inviato un'interrogazione al Consiglio di Stato per salvare questa «peculiarità paesaggistica e architettonica tipica del nostro cantone.
BELLINZONA - La pandemia ha mandato in crisi diversi settori produttivi ed economici. Tra di questi troviamo sicuramente la viticoltura e i suoi piccoli produttori. Un problema questo che Fabio Badasci e cofirmatari (Censi, Alberti, Bignasca, Piezzi, Balli, Speziali, Garzoli) hanno portato all'attenzione del Consiglio di Stato mediante un'interrogazione. «Con l'avvicinarsi della vendemmia, le preoccupazioni da parte dei piccoli ma indispensabili produttori di uva del Canton Ticino sono giustificate e più che comprensibili».
I granconsiglieri ricordano che i filari collinari non sono solamente «pregiati» per la qualità dell'uva, ma garantiscono al paesaggio ticinese un «pregio che non possiamo perdere» solo per questioni economiche dei grandi produttori. «Stiamo di fatto assistendo - precisano Badasci e cofirmatari - a un ricatto da parte di alcuni grossi produttori che giustificano l’abbassamento del prezzo per le uve prodotte nel 2020 per le troppe riserve ritirando solo 500g/m2 a prezzo “ragionevole” (4 franchi al chilo) ma poi prendono anche ulteriori 300g/m2 a metà prezzo». Una riduzione del prezzo dell'uva che se aggiunto ad altre problematiche potrebbe rappresentare il capolinea per tanti piccoli produttori ticinesi. «L’attuale situazione - conclude l'interpellanza - con l’abbassamento della resa economica e la crescita dei costi (selvaggina, nuove malattie, nuovi insetti) induce il piccolo viticoltore che caratterizza il paesaggio tradizionale ad abbandonale l’attività ciò che invece è indubbiamente negativo».
Per queste ragioni Badasci e cofirmatari chiedono al Consiglio di Stato se sia a conoscenza «dell’andamento del prezzo delle uve e del relativo evidente problema in caso di abbassamento eccessivo del prezzo in rapporto alla manutenzione del nostro territorio collinare e al valore paesaggistico» e se non ritenga necessario «intervenire per garantire un futuro ai vigneti collinari che rivestono tuttora un’importante attività quale risorsa economica ma ancora maggiormente come peculiarità paesaggistica e architettonica ticinese». Infine viene chiesto se il Governo non intraveda altre «soluzioni praticabili in tempi brevi» o ritenga che sia opportuno «dare priorità al libero mercato».