L'UDC ticinese prende posizione dopo le parole del direttore del DFE sulla tenuta finanziaria del Cantone
BELLINZONA - Il dramma coronavirus non deve essere «l'alibi» per «spendere di più» e «alzare le imposte». A ribadirlo è l'UDC ticinese, che in un comunicato ha voluto sottolineare la propria posizione dopo quanto espresso dal numero uno del DFE, Christian Vitta, attraverso le colonne del Caffè.
Anche per i democentristi è indubbio il fatto che lo strascico della pandemia in corso provocherà spese maggiori di quelle preventivate, «ma c’è modo e modo di spendere» e «ci vuole la determinazione e il coraggio anche di non spendere sebbene la pressione di singoli, associazioni e partiti potrebbe essere alta».
Vitta, dicendosi preoccupato per la tenuta finanziaria del Cantone (il deficit causato dal Covid-19 dovrebbe fissarsi attorno ai 300 milioni di franchi), ha parlato di un «percorso di riequilibrio dei conti». All'orizzonte ci sono tagli alla spesa e, non è da escludere, un aumento delle imposte. Una via, quest'ultima, che l'UDC non ritiene percorribile, annunciando nel caso «opposizione dura, senza escludere anche gli strumenti della democrazia diretta».
La «leva» per ripartire, secondo i democentristi, sta piuttosto nella politica fiscale. «I mezzi a disposizione dello Stato sono sufficienti per coprire le spese, a patto che finalmente si fissino delle priorità e si inizi una vera riforma della spesa pubblica in modo strutturale e non solo per il pareggio momentaneo e aleatorio dei conti, come fatto da troppo tempo a questa parte».