La scelta del DECS di far restare a casa al primo sintomo allievi e docenti non convince il movimento.
«Questa direttiva avrà inevitabili conseguenze per le famiglie e per le supplenze».
BELLINZONA - «Tante direttive, ma poca chiarezza». L'Mps - tramite un'interpellanza - critica - nuovamente - le scelte effettuate dal DECS per l'imminente riapertura dell'anno scolastico previsto per il prossimo 31 agosto. Nel mirino dei tre deputati del Movimento in Gran Consiglio - Lepori, Arigoni e Pronzini - vi è in particolare la decisione che prevede che al primo sintomo (raffreddore, tosse, mal di gola o diarrea) allievi e docenti dovranno restarsene a casa. «Queta direttiva - scrivono i tre granconsiglieri nella loro interpellanza - se applicata correttamente, avrà inevitabilmente delle conseguenze sull’organizzazione delle famiglie degli allievi e delle supplenze nelle scuole».
L'Mps, poi, espone altri ipotetici scenari che potrebbero mettere in crisi lo svolgimento corretto dell'anno scolastico alle porte. «Cosa succede se una classe o una scuola dovesse essere messa in quarantena per dieci giorni? I ragazzi avranno bisogno di essere accuditi e i docenti di essere rimpiazzati».
Per questi motivi Lepori, Arigoni e Pronzini chiedono al Consiglio di Stato cosa intenda fare per permettere alle famiglie i cui figli saranno spediti a casa da scuola o messi in quarantena di occuparsi di loro senza essere obbligati a prendere vacanza o affidare gli stessi ai nonni». I tre deputati domandano pure se «è previsto un potenziamento del personale supplente» e come sarà organizzata «la didattica per le classi o sedi messe in quarantena». Tutte domande, queste, alle quali - secondo l'Mps - le direttive del DECS non danno una risposta.