Passa “per un pelo” in Gran Consiglio l'iniziativa popolare per il referendum finanziario obbligatorio
Il Parlamento ha votato il controprogetto, che gli assegna il compito di “filtrare” le spese da portare in votazione. Ora la palla passa ai cittadini.
MENDRISIO - Le grandi spese del Cantone, se il Parlamento lo riterrà opportuno, potrebbero prima dover passare dal voto dei cittadini. Il Gran consiglio ha approvato oggi con 42 voti favorevoli, 38 contrari e 0 astenuti il rapporto di maggioranza sull'iniziativa popolare “Basta tasse e basta spese”.
Referendum finanziario obbligatorio
Introdurre nella Costituzione cantonale il principio del referendum finanziario obbligatorio. È questo l’obiettivo dell'iniziativa popolare costituzionale generica che nel 2017 aveva raccolto 12’342 firme (dopo essere stata bocciata dal Parlamento nel 2015). Di cosa si tratta? Quando Governo e Parlamento approvano un investimento o un aumento di spesa sopra a una certa soglia di costo (per l'iniziativa spese uniche oltre i 20 milioni di franchi e annuali oltre i 5 milioni per almeno quattro anni), prima di poter spendere i soldi lo devono chiedere al popolo. «Il referendum finanziario obbligatorio costituisce certamente uno strumento utile ed efficace per calmare la crescita inarrestabile delle spese - ha spiegato al Gran Consiglio Sergio Morisoli (UDC), promotore dell’iniziativa -. Di fronte a certe spese elevate, è bene che non siano solo Governo e Parlamento a decidere, ma anche i cittadini che le sostengono con le imposte. Il popolo dovrebbe dire la sua quando si tratta di spendere i suoi soldi».
Il controprogetto della maggioranza
La maggioranza della Commissione Costituzione e leggi ha presentato un controprogetto (con Lara Filippini (UDC) come relatrice, approvato dal comitato promotore e sostenuto da UDC, parte del PPD e Lega), una sorta di “compromesso”, ritenendo che la competenza popolare dovrebbe essere riservata a casi veramente importanti, per non svilire la competenza del Gran Consiglio ed evitare di chiamare in causa il popolo “a ogni piè sospinto”. Da qui la proposta di istituire un referendum finanziario obbligatorio “filtrato” dal Gran Consiglio: il popolo sarebbe chiamato al voto se deciso da un terzo dei membri del Parlamento (minimo 25 deputati) per una spesa unica superiore a 30 milioni di franchi (o 6 milioni all’anno per almeno quattro anni).
PS e PLR dalla stessa parte
Per una minoranza della Commissione, invece, si moltiplicherebbero le votazioni su oggetti che non interessano particolarmente ai cittadini, causando più costi amministrativi, e si complicherebbero oltremisura la gestione finanziaria e le scelte politiche. Per questo aveva bocciato sia l’iniziativa, sia il controprogetto che - come spiegato oggi dal relatore Carlo Lepori (PS) - «non è più coerente con la richiesta degli iniziativisti di introdurre uno strumento di “controllo automatico” obbligatorio». Significative per capire il punto di vista del PLR, contrario all’iniziativa, sono state le domande poste dalla capogruppo Alessandra Gianella: «I cittadini ci chiedono più decisioni politiche rapide, o più votazioni? Invece di snellire e velocizzare i tempi della politica, vogliamo davvero rallentare i grossi investimenti e rendere tutto più macchinoso?». Mentre Boris Bignasca e Omar Balli (Lega) non hanno apprezzato che i cittadini vengano “sottovalutati”. «Qualcuno ha detto che i cittadini sono “malinformati e votano di pancia” - ha aggiunto il capogruppo -. Questi cittadini sono i contribuenti, che pagano le tasse, che ci eleggono, che mandano avanti il Paese nonostante la pandemia. E i soldi spesi sono i loro, non quelli dello Stato».
Spetta al popolo decidere
Il dibattito in aula oggi è stato molto costruttivo e i toni sono rimasti pacati. Sul tema (trattandosi di una modifica alla Costituzione cantonale) si esprimeranno i cittadini. Non avendo Sergio Morisoli ritirato l’iniziativa, nonostante l’adesione del Gran Consiglio al controprogetto, al voto popolare saranno sottoposti testo conforme e controprogetto. Al popolo spetta l’ultima parola: introdurre il referendum finanziario obbligatorio, affidarsi “parzialmente” al Parlamento, o bocciare entrambe le proposte?
La reazione dell'UDC
Con grande soddisfazione l’UDCprende atto che i deputati ticinesi non hanno dato corda a quelle parti del Gran Consiglio (soprattutto PLR, PS) che «non intendono mollare il potere di spendere e spandere a piacimento i soldi dei cittadini senza dare loro la possibilità di esprimersi, definendolo “eccesso di democrazia”».
La commsissione dopo lunghe trattative e «grazie a un lavoro incomiabile, di tenacia e di ressitenza di Lara Filippini», ha elaborato un controprogetto di maggioranza contenente alcuni importanti filtri allo scatto del referendum automatico.
Il referendum finanziario obbligatorio (RFO) esiste già in 18 Cantoni e serve a contenere la spesa pubblica. «Ciò che oggi si spende faccendo dei debiti, domani i nostri figli dovranno pagare! A chi ha paura che si moltiplicherebbero le votazioni rispondiamo: tranquilli,non sarà così. In base alla statistica degli ultimi 12 anni, saremmo chiamati a votare solo tre o al massimo quattro grosse spese all’anno su 15. Gli oggetti saranno inseriti nelle abituali tornate di votazioni federali e cantonali, e basta. Voteremo il necessario».
Il Gran Consiglio ha dato fiducia al lavoro della Commissione e così il popolo avrà la possibilità di votare o l’iniziativa o il controprogetto.
«Oggi in Gran Consiglio hanno vinto il Popolo, la democrazia diretta e il modello svizzero».