Migliaia di posti di lavoro persi in Ticino ma sempre più frontalieri: Lorenzo Quadri chiede lumi al Consiglio federale.
BERNA - L’Ufficio federale di statistica (UST) ha corretto ieri, decisamente al ribasso, le proprie cifre sui posti di lavoro persi in Ticino a seguito della pandemia da coronavirus: da 10'000 a 4'200. Per Lorenzo Quadri non c’è però motivo di rallegrarsi per questo miglioramento. «È chiaro che si tratta solo dell’inizio dell’ecatombe. Varie attività economiche sono tenute in vita artificialmente dagli aiuti statali: una volta esauriti, inizieranno i fallimenti a catena», sottolinea il deputato leghista in Consiglio nazionale.
Contemporaneamente - fa notare Quadri - è crescuto ancora il numero dei frontalieri, che in Ticino hanno raggiunto la cifra di 70'115 (stato: fine 2020) di cui 46'000 circa attivi nel settore terziario.
Migliaia di posti di lavoro spariti, ma frontalieri in continuo aumento. Per Quadri è ovvio che si tratti di una situazione che non è più sostenibile: «Altrettanto ovvio è che la causa va ricercata nella libera circolazione delle persone senza limiti».
Viste queste premesse, il consigliere nazionale ha presentato un'interpellanza al Consiglio federale sottoponendogli alcune domande.