I deputati momò del PPD chiedono se la situazione attuale dello stabile sia conforme alla legge sui beni culturali.
Ma si spingono anche più in là, chiedendo una sensibilità diversa nei confronti del Mendrisiotto.
CASTEL SAN PIETRO - Nonostante sia un bene culturale d'interesse cantonale, la masseria di Vigino si trova ormai in uno stato fatiscente. Da anni l'antica fattoria è in attesa di essere ristrutturata. Proprio con questo obiettivo erano state intavolate delle trattative fra il Cantone - proprietario dello stabile - e un privato, pronto a mettere sul piatto otto milioni di franchi. Il tutto con l'Ente Regionale per lo sviluppo del Mendrisiotto e Basso Ceresio e il Comune di Castel San Pietro a fare da mediatori (e quindi pure da garanti).
Trattative che però sono fallite, a quanto è da a sapere, a causa del prezzo di vendita dell'immobile nel frattempo aumentato. E pure per via di «un atteggiamento di rigidità e di chiusura da parte del Cantone nei confronti di tutti gli interlocutori», spiegano i deputati momò del PPD Luca Pagani, Giorgio Fonio e Maurizio Agustoni. I quali hanno quindi deciso di interrogare il Consiglio di Stato. Anche perché la Legge cantonale sulla protezione dei beni culturali prevede che «il proprietario di un bene culturale protetto ha l'obbligo di conservarlo nella sua sostanza, provvedendo alla manutenzione regolare». Cosa che evidentemente non avviene con la masseria di Vigino.
Per questo i tre granconsiglieri sottopongono al Governo le seguenti domande: