In Ticino i costi a carico delle famiglie sono il doppio rispetto alla media nazionale.
Un'interrogazione chiede al Governo i motivi di questa discrepanza e di porvi rimedio al più presto.
BELLINZONA - Con un’interrogazione al Governo, tutti i gruppi parlamentari chiedono perché in Ticino i costi a carico delle famiglie siano il doppio rispetto alla media nazionale. L’educazione musicale «non deve diventare una scelta per pochi», sottolineano Maurizio Agustoni (Ppd), Anna Biscossa (Ps), Alessandra Gianella (Plr), Michele Guerra (Lega), Sergio Morisoli (Udc) e Nicola Schönenberger (Verdi). Al Consiglio di Stato viene quindi chiesto più di qualche lume su una situazione che vede il Ticino arrancare, e non poco.
Nove anni fa il popolo svizzero e i cantoni avevano adottato in votazione l’articolo 67a della Costituzione federale, il quale prevede che «la Confederazione e i Cantoni promuovano la formazione musicale, in particolare dell’infanzia e della gioventù». Ebbene, in Ticino le cose non sembrano affatto andare come dovrebbero, ovvero secondo quanto previsto dalla Costituzione federale. Lo si evince - annotano i firmatari - dal rapporto "Le scuole di musica della Svizzera (con il Liechtenstein) in cifre". «Da tale rilevamento emerge, tra le altre cose, che il Ticino è il cantone con la minore partecipazione di Cantone e Comuni al finanziamento delle scuole di musica».
In particolare, se nella maggior parte dei cantoni la quota a carico delle famiglie è attorno al 30/40%, in Ticino questa percentuale è del 75%. In cifre, la situazione è presto riassunta: secondo i dati dell’Ufficio federale di statistica nel 2018, Cantoni e Comuni hanno finanziato le scuole di musica (incluse scuole di canto corale e scuole bandistiche) con un importo di 511 milioni di franchi, pari a un contributo pro capite di 60/61 franchi. Rapportando questo dato alla popolazione ticinese risulta che, per allinearsi alla media nazionale, nel nostro cantone la mano pubblica dovrebbe erogare una cifra complessiva di 21,5 milioni di franchi.
Per questi motivi Agustoni, Biscossa, Gianella, Guerra, Morisoli e Schönenberger chiedono al Consiglio di Stato: