Il cordoglio dei politici sui social. Luigi Pedrazzini: «Determinato e con un grande senso dell'umorismo»
Quella volta che citò Jovanotti per tornare in Governo.
BELLINZONA - «Un politico atipico, per certi versi un solitario, ma molto determinato e con un grande senso dell'umorismo». È un ritratto affettuoso quello che Luigi Pedrazzini fa dell'amico e collega di partito Alex Pedrazzini, la cui scomparsa prematura è stata resa nota oggi.
Un rapporto di lunga data segnato da un profondo rispetto. «Ero andato a cercarlo personalmente quando il PPD voleva conquistare un secondo posto in Governo», ricorda l'ex consigliere di Stato. «Avevo stilato una lista con i nomi di personalità che non avevano legame con la vita partitica. Alex, sin dall'inizio, dimostrò che avremmo avuto a che fare con una persona fuori dagli schemi. Stupiva e innovava nel campo della comunicazione politica, era tenace nelle sue battaglie, un uomo di grande lealtà».
Ad unirlo al "Monello", anche una lontana parentela: «Da qualche giorno sapevo che non stava bene - aggiunge non volendo menzionare la malattia che l'ha portato via -. È un grande dolore la sua scomparsa, incontrarlo era sempre un'iniezione di energia».
Altri colleghi stanno affidando ai social il proprio dolore per l'addio inaspettato. Tra questi Filippo Lombardi, che si dice: «Molto rattristato». E di Pedrazzini ricorda il «Monello anticonvenzionale, ma di brillante intelligenza, che sapeva dare intensità ai rapporti e calore umano a chi lo conosceva».
"Monello", d'altra parte era un soprannome affidatogli per la sua indole dalla battuta sempre pronta. Pedrazzini era un uomo senza peli sulla lingua. Un fiume in piena di parole e idee spesso fuori dal pensiero comune. Fu Fulvio Pelli a coniarlo. «Pelli diceva che certe mie scelte fossero dettate più che da ponderata valutazione di tutti gli elementi in campo da voglia di sorprendere» ci confidò una volta Alex Pedrazzini. Non gli dispiaceva farsi chiamare così. «Piuttosto che annoiarmi in un deserto, preferisco vivere nei terremoti» ci disse una volta. Sarà forse per questo che dopo aver lasciato nel 1999 il Consiglio di Stato, non riusciva a stare lontano dai riflettori della politica, e rientrò in Gran Consiglio nel 2003. Nel 2007 tentò perfino la carta del ritorno in Consiglio di Stato. Un rientro che aveva spiegato con le parole di una canzone di Jovanotti. «Tornare in Governo è una cosa che potrebbe dare le vertigini. Ma come canta Jovanotti “la vertigine non è paura di cadere, è voglia di volare!” ed io questa voglia ce l’ho».