Ghisletta punta il dito contro quei benzinai «ostili» al contratto collettivo di lavoro per chi è impegnato negli shop.
Il sindacalista promette battaglia: «Se i padroni ticinesi faranno un nuovo ricorso contro i salari, ci saranno reazioni durissime da parte sindacale».
BELLINZONA - La storia del salario minimo per chi lavora nei negozi annessi alle stazioni di benzina è travagliata. Dal 2017 il contratto collettivo di lavoro (CCL) nazionale prevede 3'600 franchi al mese (più la tredicesima) per il Ticino e altri sei cantoni (Vallese, Giura, Grigioni, Soletta, Turgovia, e San Gallo), mentre per i restanti si sale a 3'700 franchi. La busta paga minima sale poi a 3'900 franchi per chi può vantare la formazione di due anni e a 4'000 per chi ha fatto quella triennale.
Quest'estate, poi, il sindacato Unia ha negoziato nuovi salari a livello nazionale, che migliorano anno dopo anno, nel periodo 2022-2024. Un nuovo CCL che però, stando a quanto riferito Raoul Ghisletta non piace proprio a tutti. Il sindacalista del VPOD cita infatti «padroni ticinesi che vogliono realizzare utili sulla vendita di benzina come nel resto del Paese, ma pagare molto meno i dipendenti, perché possono assumere dei frontalieri anziché residenti».
Ma chi sono costoro? Di certo non i gruppi Coop e Migrolino che applicano il CCL Shop. «Sono - punta il dito Ghisletta - i membri dell’Associazione ticinese stazioni di servizio, ATSS, che è stata creata il 9 marzo 2016, con un’operazione lampo al momento della firma del CCL nazionale. Sono loro i protagonisti di un’operazione che si chiama "sfruttamento alla ticinese", ideata semplicemente per far star meglio pochi imprenditori e azionisti con il sudore delle lavoratrici e dei lavoratori, che ci servono quando facciamo benzina e piccoli acquisti», attacca ancora il sindacalista del VPOD ricordando che «in una parte delle stazioni i salari scendono fino a 3'300 franchi al mese».
Ghisletta che non esita a definire questa situazione «una vergogna», fa poi nomi e cognomi. L'associazione - sottolinea - è presieduta a Matteo Centonze (ECSA Energy SA). Vicepresidente è Carlo Rampinini (Piccadilly SA), mentre membri del Comitato direttivo sono Alessandro Baumgartner (Piccadilly SA), Enrico Masoni (Automasoni SA), Lorenza Cattaneo Colombo (City Carburoil SA), Luca Gianpietro (City Carburoil SA), Marco Sofi (ECSA Energy SA), Luca Abbruzzese (Suisse Petroli SA) e Simone Caitlin Dillon (Suisse Petroli SA). Nell’Associazione vi sono una trentina di società, tra cui, oltre alle ditte già citate, figurano anche le ben note ENI, easystop e Pina. «Se i padroni ticinesi faranno un nuovo ricorso contro i salari - promette Ghisletta - ci saranno reazioni durissime da parte sindacale».
Come gettare benzina sul fuoco di una tematica da tempo già rovente...
Il voto odierno in Gran Consiglio - Oggi anche il Gran Consiglio si è espresso sulla tematica. Il Parlamento - con 54 sì, 7 no e 9 astensioni - ha infatti approvato la mozione dello stesso Ghilsletta che richiedeva al Consiglio di Stato di mediare con Berna «per far sottoscrivere il CCL nazionale nei negozi annessi alle stazioni di benzina anche in Ticino».