Presentata un'iniziativa parlamentare che chiede lo stralcio dell'automatismo degli aumenti
BELLINZONA - Niente aumento delle indennità per il Gran Consiglio. «No, grazie» dice il gruppo MPS-Pop-Indipendenti, che ha depositato un’iniziativa parlamentare elaborata con l’obiettivo di cancellare l’adeguamento al rincaro del 13% previsto a partire dal 1. gennaio (per complessivi 200 mila franchi).
Avanzamenti in parallelo - Lo scatto, ricorda l’iniziativa, è conseguenza «indiretta (o magari voluta) del generoso aumento dello stipendio lordo (da 244’062 a 277’314 franchi) concesso ai cinque consiglieri di stato da parte del Gran Consiglio». L’articolo 165 della Legge sul Gran Consiglio e i rapporti con il Consiglio di Stato, prevede infatti che “i contributi e le indennità sono adeguati al rincaro nella medesima misura degli onorari dei Consiglieri di Stato”.
Cancellare l'articolo - Ora l’iniziativa chiede lo stralcio puro e semplice di tale articolo e di conseguenza la cancellazione dell’aumento delle indennità. «Come noto - scrivono i tre deputati dell’MPS - i parlamentari e i partiti che fanno gruppo incassano lauti contributi e indennità». L’attuale situazione, si legge ancora, si baserebbe «su una regola fortemente discriminante» nei confronti delle formazioni più piccole.
Partiti alla cassa - I tre deputati MPS elencano l’entità dei contributi: in particolare il contributo annuo di 40 mila franchi per gruppo parlamentare che lievita grazie ad un supplemento di 3’000 franchi per deputato. Secondo i numeri allegati all’iniziativa, il PLRT incassa indennità per 109’000 franchi, seguito da Lega (94’000), PPD (88’000), PS (79’000), UDC (61’000) e Verdi (58’000). Non manca l'accenno, a titolo di esempio, alle indennità incassate dai singoli deputati (con indennità annua, per i capigruppo, che varia tra i 24mila franchi e i 32mila).
Cifre importanti - «Per la stragrande maggioranza dei parlamentari si tratta di importanti indennità, ottenute senza grande sforzo» rincarano i deputati MPS Matteo Pronzini, Simona Arigoni e Angelica Lepori. «In alcuni casi non siamo lontani dai salari minimi legali che gli stessi deputati hanno fissato nella nuova legge (questi ultimi tuttavia per un tempo pieno)». Da qui l’invito ad accontentarsi delle indennità attuali. Senza rincari.