Il municipale luganese coinvolto nell'inchiesta "Pecunia olet" affronterà il processo nell'aprile del prossimo anno.
«Sono tranquillo e sereno, perché finalmente si farà chiarezza su una vicenda che si protrae da più di dieci anni», ha commentato il 54enne.
LUGANO - Era attesa proprio in questi giorni la decisione sul rinvio a giudizio o sul proscioglimento di Tiziano Galeazzi nell'ambito dell'inchiesta per reati tributari e fallimentari denominata "Pecunia olet". Il municipale di Lugano - ricordiamo - aveva deciso di non puntare sul patteggiamento ma di farsi giudicare appieno, con rito ordinario. Questo perché avrebbe sempre agito nel ambito del suo lavoro di consulente e dipendente di banca, «rispettando sempre le regole bancarie svizzere e le leggi di questo Paese».
La decisione del Giudice delle udienze preliminari ora è arrivata: Galeazzi andrà a processo, il 12 aprile 2022, a Bergamo. Un processo che, come comunicato attraverso una nota stampa dallo stesso esponente dell'UDC, verrà affrontato «con serenità e tranquillità, poiché finalmente si farà chiarezza su una vicenda che si protrae da più di dieci anni». Il municipale era finito sul registro degli indagati in particolare perché sospettato di aver assistito un'imprenditrice bresciana residente nel Luganese nel trasferimento all'estero dei capitali sospetti.
L'auspicio di Galeazzi è che il caso non diventi un «processo politico» o un «affare tra Svizzera e Italia», ma che il tutto rimanga circoscritto alle aule giudiziarie. Verso le quali il 54enne «rinnova la sua fiducia».
«Piena fiducia nel nostro municipale» - Prendendo atto della prosecuzione del procedimento giudiziario in Italia nei confronti del suo rappresentante in Municipio, la sezione UDC di Lugano assicura che non ci sia alcun motivo, allo stato attuale, per non confermargli la fiducia. La sezione UDC di Lugano spiega come ci sia stato un confronto con il diretto interessato, durante il quale è stato appurato «che non sussistono reati a lui imputabili secondo la legislazione svizzera». Inoltre, ognuno ha il diritto di avvalersi del principio di presunzione d’innocenza fino al termine di un procedimento.