L'ex membro di direzione attacca il partito di «pensiero unico» e denuncia un «clima di epurazione di pensiero».
BELLINZONA - Evaristo Roncelli lascia la vice-presidenza del Partito socialista. Ed è un addio dai toni polemici quello del (ormai ex) membro di direzione. Roncelli, infatti, se ne va sbattendo la porta e accusando i vertici di aver instaurato «un pensiero unico» all'interno del partito. «Siccome ho deciso di non avvalermi più della facoltà di tacere - scrive nella sua lettera di dimissioni - con effetto immediato lascio la direzione, come primo passo per recuperare insieme a molte altre persone, il diritto di esprimere liberamente le nostre opinioni».
L'ex vice-presidente - nel suo lungo scritto (di cui riportiamo solo alcuni estratti) - parla infatti di «clima di epurazione di pensiero», citando ad esempio la Conferenza cantonale del 2017 sulla riforma fisco-sociale. «In un clima da stadio - ricorda Roncelli - volarono insulti personali nei confronti di alcuni compagni e compagne, rei e ree di non condividere un pensiero secondo alcuni sufficientemente di sinistra».
«Se non la pensi come noi, non sei socialista» - Un clima che non è migliorato nei due anni di vicepresidenza targata Riget e Sirica. «A più riprese - sottolinea Roncelli - ho subito il peso del mono-pensiero “se non la pensi come noi non sei un socialista”». Con tristezza Roncelli si domanda (retoricamente) «se all’interno del partito socialista ci sia ancora spazio per una diversità di opinioni». Dandosi un'amara risposta. «Purtroppo, no».
L'ultima goccia - L'ultima goccia che ha fatto definitivamente traboccare il vaso è stata la lettera inviata il 13 ottobre dai due co-presidenti del partito che riportava «attacchi al PS fatti da un insensato fuoco amico», riferendosi alla formula 3-2 (tre socialisti e due Verdi) per la corsa al Consiglio di Stato alle elezioni cantonali di aprile, accettata durante la Conferenza cantonale dello scorso sette settembre.