Al termine dello scrutinio i "sì" hanno raggiunto il 77,5%. Bassa l'affluenza alle urne.
BELLINZONA - Un'organizzazione vecchia. Che si basa addirittura su leggi risalenti al 1803. Ma il mondo - da allora - è cambiato. E anche le autorità di protezione (le cosiddette ARP) devono cambiare. Ma la riforma - approvata dapprima dal Governo su proposta del DI e poi dal Gran Consiglio con 68 voti favorevoli (e una sola astensione) - deve ora essere confermata (trattandosi di una norma costituzionale) anche dalle urne.
Il risultato - Un cambiamento, quello proposto dalle autorità, che ha convinto anche i ticinesi. Al termine dello scrutinio nei 106 Comuni ticinesi i "sì" hanno raggiunto infatti il 77,5%, mentre i "no" si sono fermati al 22,5%. Nessun comune ha votato contro la riforma. La partecipazione è però stata piuttosto deludente con solo il 35,2% dei ticinesi che ha espresso il proprio voto.
Le reazioni - Il netto "sì" fuoriuscito dalle urne non è sorprendente. «È una riforma che andava fatta», commenta il Partito socialista (PS), ricordando che grazie a questa norma le attuali ARP potranno divenire corti civili, portando «più certezza» nel diritto, nonché una maggior professionalizzazione e un coordinamento che «permetteranno migliori tempistiche di evasione dei casi». Ovviamente soddisfatto anche il sindacato VPOD che da anni riscontra vari problemi segnalati dal personale delle attuali sedici ARP, che prendono 11'000 decisioni all’anno, non sempre seguendo la stessa linea e gli stessi metodi. «La riorganizzazione è un grande passo avanti». Dello stesso avviso è anche l'Unione democratica di Centro (UDC) da sempre convinta della necessità di un passaggio dalle attuali competenze comunali alle nuove preture di protezione a livello cantonale. «Di fronte alle necessità e alle situazioni sempre più complesse - si legge in una nota - e anche per garantire la parità di trattamento, la professionalizzazione e il coordinamento cantonale degli organi di protezione appaiono la soluzione più ragionevole».
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L'oggetto in votazione - Nella vita di ognuno possono presentarsi momenti di difficoltà sia personali che famigliari, a causa per esempio di una malattia, dell’età, di dispute famigliari, di dipendenze, o altro. Nella maggior parte dei casi, le persone toccate riescono ad affrontare queste difficili situazioni grazie all’aiuto e al sostegno della famiglia, di persone vicine, della rete di conoscenze e di professionisti. Quando tuttavia, per una serie di ragioni, queste risorse vengono a mancare o non risultano sufficienti per gestire la situazione, le Autorità di protezione hanno per legge la missione di proteggere i minori e gli adulti in difficoltà. La protezione è possibile grazie all’adozione di cosiddette “misure di protezione” (curatele, tutele, regolamentazione del diritto di visita, privazione dell’autorità parentale, collocamento in istituti per minorenni, ecc.), nel rispetto dei principi di sussidiarietà e di proporzionalità. Lo scopo è quello «di aiutare e supportare minori e adulti bisognosi di protezione.
La riforma delle Autorità di protezione, così come approvata dal Gran Consiglio il 21 giugno, prevede l’istituzione delle Preture di protezione: nuove Autorità giudiziarie su modello delle Preture, in sostituzione delle attuali Autorità regionali di protezione. La creazione di queste nuove Preture «costituisce una riforma storica per il Cantone Ticino», al quale il cittadino deve dare il proprio via libera approvando il passaggio dalle attuali Autorità di protezione dei minori e degli adulti, che fanno capo ai Comuni sin dal 1803, alle nuove Preture di protezione, tribunali cantonali. Dopo l' (eventuale) approvazione popolare il Parlamento procederà all’esame delle questioni organizzative, procedurali e finanziarie legate alle nuove Preture. Cogliendo l’occasione di questa revisione costituzionale, si propongono alcune ulteriori modifiche giustificate dall’organizzazione vigente di alcune Autorità giudiziarie.