Raoul Ghisletta ha presentato un'interpellanza al Municipio: «intende recedere dagli accordi con gli speculatori?».
LUGANO - Culla della rivoluzione digitale, capitale europea del bitcoin. Di definizioni in questi mesi ne sono piovute diverse, ma nessuna sembra avere attirato le simpatie di Raoul Ghisletta, fortemente critico sulla virata blockchain della città: «nei mesi scorsi abbiamo letto tutti le critiche mosse da vari osservatori ed economisti riguardo il Plan B di Lugano - segnala in una nota che rivela i contenuti di un'interpellanza presentata al Municipio - e il problema dell'assenza di controlli affidabili nel mondo delle criptovalute e il rischio alto di truffe finanziarie. Addirittura in alcuni articoli apparsi sulla stampa si è parlato del fatto che Lugano potrebbe essere oggetto di cause collettive dagli Stati Uniti per il suo ruolo nella promozione delle criptovalute».
Anche per questi motivi è nata l'interpellanza depositata presso gli uffici comunali che chiede al municipio se «intende recedere dagli accordi con gli speculatori in criptovalute, prima di far subire conseguenze negative alla Città e se ha valutato il rischio di cause collettive derivanti da tali accordi».
Ghisletta e gli altri firmatari (Danilo Baratti, Sara Beretta Piccoli, Niccolò Castelli, Mattea David, Demis Fumasoli, Melitta Jalkanen Keller, Tamara Merlo, Dario Petrini e Aurelio Sargenti) chiedono anche se «il Municipio intende coinvolgere il Consiglio comunale e allestire un messaggio sul Plan B, la cui discussione e il cui voto consentirebbe di vedere di quanto consenso politico gode».