Una delle risposte del Consiglio di Stato all'interrogazione di Massimiliano Robbiani sulla vicenda del direttore di scuola media condannato
BELLINZONA - «Non è consentito comunicare con gli allievi attraverso l’uso di piattaforme elettroniche o di sistemi di comunicazione in violazione dei limiti di età che queste piattaforme o sistemi di comunicazione si sono dati. L’utilizzo di una chat di gruppo (classe) nella comunicazione con gli allievi (es. whatsapp) è consentita unicamente se i limiti d’età della piattaforma o del sistema di comunicazione usato non sono violati e solo per la trasmissione di informazioni organizzative puntuali, a condizione che ne sia informata la direzione scolastica».
È una delle risposte che il Consiglio di Stato ha dato a Massimiliano Robbiani in relazione a una interrogazione legata alla vicenda del direttore di scuola media condannato per reati sessuali.
Dal prossimo 17 aprile cambieranno le regole (anche per i docenti comunali) per l’uso didattico-pedagogico dei social media, WhatsApp compreso, il social al centro dello scandalo che ha investito la scuola ticinese.
Il Consiglio di Stato specifica nella risposta al parlamentare della Lega dei Ticinesi che «i docenti sono tenuti ad utilizzare gli ambienti virtuali messi a disposizione dal Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport (DECS), quindi Moodle, Office365/Teams e le piattaforme delle organizzazioni del mondo del lavoro nel settore professionale, per le attività didattiche e le interazioni con gli allievi». E che «tutti i docenti e tutti gli allievi delle scuole cantonali (e in futuro anche quelli delle scuole comunali) hanno un personale Network ID per accedere a tali piattaforme; nel caso in cui vi sia l’esigenza di utilizzare piattaforme alternative, i docenti, esplicitando gli obiettivi didattici, inoltrano la richiesta alla propria direzione, che la trasmetterà, se ritenuta pertinente, alla propria sezione dell’insegnamento o della formazione di riferimento, a cui spetta la decisione previa consultazione con il CERDD».
L’utilizzo - precisa il CdS - «è consentito solo dopo l’approvazione definitiva, e l'organo supremo di governo ricorda che «l’utilizzo dell’applicazione WhatsApp, per scelta della proprietà di questa piattaforma, è consentita unicamente ai ragazzi e alle ragazze con almeno 16 anni di età».
Inoltre, si legge nella risposta data a Robbiani, «il CERDD continua a proporre ai docenti percorsi di formazione continua sul tema dell’uso consapevole delle tecnologie, come ad esempio le formazioni denominate ‘BUS-M’ associate al Masterplan per la digitalizzazione delle scuole ticinesi».
In merito alla domanda di Robbiani che chiedeva «come mai il docente 39enne, visto che quando è stata fatta la famosa chat incriminata era docente del DFA e ci ha fatto pure il lavoro di diploma, nessuno ne ha mai parlato e se si sono capite le ragioni», il Consiglio di Stato ha risposto che «il docente, al momento del suo lavoro di diploma, era abilitato come insegnante di latino alla scuola media presso il DFA». Durante il lavoro di diploma - si legge - ha usato con gli allievi l’applicazione Whatsapp, «malgrado le raccomandazioni ufficiali sconsigliassero tale uso, questione che purtroppo non è stata rilevata a quel momento come problematica né dal DFA, né dall’allora direzione della scuola media. Nel frattempo le raccomandazioni sono state sostituite da delle direttive dipartimentali che entreranno in vigore il prossimo 17 aprile 2023» ha concluso il CdS.