La Lega dei Ticinesi all'attacco dopo la sospensione dell'Accordo di Dublino: «Sui migranti non possiamo subire le inadempienze di Roma»
LUGANO - «Il Consiglio federale pretenda che l’Italia torni a rispettare l’accordo di Dublino e la Svizzera sospenda l’accordo di Schengen e ripristini i controlli sistematici ai confini fino a quando l’Italia non avrà riattivato i rinvii Dublino».
Lega dei Ticinesi all'attacco dopo che l'Italia ha sospeso (fino al 2 maggio) l'accoglimento di chi - proveniente dalla Svizzera - chiede asilo politico (in questo momento ci sarebbero in Svizzera 300 rifugiati alloggiati nei centri per asilanti che non possono essere trasferiti). Ed è proprio sulla scadenza temporale della sospensione che rivolgono l'attenzione oltre a forti perplessità i leghisti ticinesi: «C’è da dubitare che tale termine – comunque arbitrario – verrà rispettato, dal momento che in Italia gli sbarchi procedono a pieno ritmo. Il rischio concreto è quindi quello di una sospensione a tempo indeterminato» si legge in una nota del partito.
Che calca ulteriormente la mano della polemica affermando anche che «le spese extra che la Svizzera, e in particolare il Canton Ticino, dovranno sostenere a causa dell’inadempienza italiana, vengano dedotte dal versamento dei ristorni delle imposte alla fonte dei frontalieri».
Il partito ticinese poi «ribadisce con forza la necessità per la Svizzera di dislocare al di fuori dell’Europa le proprie procedure d’asilo, allineandosi ai progetti in tal senso di Gran Bretagna e Danimarca».
A Berna, il problema è già stato sollevato dalla Lega dei Ticinesi lo scorso marzo, con un’interpellanza al Consiglio federale presentata dal Consigliere nazionale Lorenzo Quadri, che chiedeva proprio la sospensione dell’accordo di Schengen.
«E’ evidente che la sospensione dell’accordo di Dublino da parte italiana è inaccettabile per la Svizzera - scrivono i leghisti - e in particolare per il Canton Ticino».
E se la prendono con il Consiglio Federale e in particolare con la ministra di Giustizia del PS Elisabeth Baume Schneider «per l'inaccettabile atteggiamento passivo fin qui tenuto davanti al mancato rispetto dei propri obblighi internazionali da parte di Roma».